Rapporto Onu: la guerra alla droga calpesta i diritti umani e minaccia salute e sicurezza
“La guerra alla droga ha avuto effetti collaterali dannosi: ha creato un mercato nero, ha favorito la corruzione, la violenza e l’instabilità, minacciato la salute pubblica e la sicurezza generale, generato abusi di diritti umani su larga scala, incluse abusive e inumane punizioni, ha discriminato ed emarginato persone che fanno uso di droghe, tra cui indigeni, donne e giovani”. Non usa mezzi termini per denunciare i fallimenti di decenni di guerra al traffico e al consumo di stupefacenti il rapporto presentato dalla United Nations Development Programme, ovvero l’agenzia dell’Onu incaricata di sviluppare strategie per ridurre la povertà globale.
GRAVI DANNI SPECIE SULLE NAZIONI IN VIA DI SVILUPPO. Secondo il rapporto “lo sviluppo sostenibile dei paesi poco industrializzati è fortemente danneggiato dalle operazioni antidroga che prevedono lo sradicamento delle coltivazioni e i conflitti armati”, conseguenze nefaste del proibizionismo che colpiscono anche i diritti umani, nella misura in cui la repressione del consumo e dello spaccio di sostanze comportano spesso “abusi fisici, incarcerazioni di massa, diniego di trattamenti sanitari di base e detenzioni inumane”. Senza contare il fatto che il proibizionismo consegna nelle mani del mercato nero un giro di affari stimato in 332 miliardi di dollari, che le organizzazioni criminali si contengono utilizzando “la violenza, la corruzione e rendendo instabili i governi di molti Paesi dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa”.
URGENTE LA DEPENALIZZAZIONE DEL CONSUMO NEL MONDO. Il rapporto della United Nations Development Programme si conclude sottolineando la necessità e l’urgenza di sperimentare nuovi approcci riguardo alle politiche in materia di droga ed invitando gli Stati Membri dell’ONU a depenalizzare il possesso per uso personale. Una presa di posizione che segue quelle analoghe già espresse da altre agenzie dell’Onu come la World Health Organization e l’UNAIDS, nonché dalla Global Commission on Drug Policy (firmata dagli ex-presidenti di Brasile, Cile, Colombia, Messico, Polonia, Portogallo e Svizzera, dall’ex segretario dell’Onu Kofi Annan e dall’ex Alto Rappresentate dell’UE Javier Solana). Una ulteriore dimostrazione di come in seno all’Onu si stiano facendo sempre più forti le posizioni di chi chiede una svolta radicale nelle politiche sulle droghe mondiali, anche e soprattutto in vista della Sessione Speciale ONU sulle Droghe che si terrà nel 2016, e che molti ritengono potrà essere il vero punto di svolta internazionale sulle politiche sulla droga.