Rage Against The Machina – Modena
Il 14 giugno 2008, agli albori di un’era oscura dove i potenti si incontrano e le masse si dissolvono, i Rage Against The Machine tornano insieme e incontrano 30.000 fan italiani ed europei a Modena.
Si presentano come prigionieri di Guantanamo, e chi non lo è di questi tempi! Si stagliano coi loro microfoni davanti alla stella rossa dell’esercito zapatista di liberazione nazionale, sono poche le bandiere che ancora portano valori e non interessi, e trasportano lo stadio in un grido di liberazione. ‘Burn, burn, yes ya gonna burn’ con la loro Bombtrack. Non c’è stato altro da aggiungere. C’è stato solo il tempo di togliersi dalla testa i sacchi neri e guardare dritto in faccia la folla, che sembrava attendere solo le loro note per dire la sua e gettare a sua volta la maschera, e quello che tra le file era iniziato come un concerto si è subito trasformato in una comunione di intenti. Michelangelo, 22 anni di Poliporo, professa i RATM come un pezzo importante della propria vita. Un pezzo di vita che è una comune battaglia contro il sistema capitalistico, contro qualsiasi stato che per quanto lo riguarda non esiste e del quale quindi non gli importa. Come dargli torto?
La gente poga, col sorriso sulle labbra, quasi delicatamente. Ci si sente uno, armonici, in mezzo a questo mare di onde che si incontrano, di vibrazioni che sussultano, di cuori che cantano la stessa canzone. WAKE UP: un solo messaggio che lo stadio e ZAC gridano al cielo, una sola verità: ‘un nostro buon amico ha detto che se le stesse leggi applicate per i nazisti della seconda guerra mondiale fossero applicate ai presidenti americani, ognuno di loro, ognuno di loro ricco e bianco da Truman in poi avrebbe dovuto essere messo a morte, impiccato o fucilato. E quest’attuale amministrazione non fa eccezione.
Dovrebbero essere impiccati e giudicati e fucilati. Così come ogni altro criminale di guerra. Ma le sfide che dobbiamo affrontare vanno oltre le amministrazioni. Ben oltre le elezioni. Ben oltre le leve da tirare ogni quattro anni. Ben oltre tutto questo, perché tutto questo marcio sistema è diventato così vizioso e crudele che per mantenersi ha bisogno di distruggere interi paesi e fare profitto dalla loro ricostruzione, solo per sopravvivere, e non è un sistema che cambia ogni quattro anni ma un sistema che noi dobbiamo abbattere generazione dopo generazione dopo generazione dopo generazione dopo generazione. SVEGLIATEVI’.
a cura di Maja G.