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Radici nel cemento: la storia del reggae italiano festeggia 20 anni

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Le Radici nel cemento sono ormai parte della storia del reggae italiano. Quest’anno festeggiano i loro 20 anni di attività, infatti, da poco la band romana è uscita con il nuovo album, 7. Numero che sta ad indicare sia i componenti della formazione attuale sia il risultato delle loro fatiche, questo infatti è il loro 7° album. Nel disco sono presenti collaborazioni con personaggi di rilievo del panorama reggae italiano, scelta non per niente casuale. Giulio Ferrante, bassista e voce del gruppo ci parla del nuovo lavoro e dell’evoluzione durante questi 20 anni della band.

Siete giunti al 7° album, dopo 20 anni di attività e festeggiate anche il fatto che siete 7 componenti. Come vi vedete adesso a distanza di tempo?
Istintivamente dopo 20 anni si può cominciare a parlare di un pezzo di storia e perciò un po’ di storia da raccontare c’è. Diciamo che del gruppo iniziale siamo rimasti in 4, dal gruppo di 6/7 con cui avevamo proprio iniziato l’avventura Radici Nel Cemento. Siamo i cosiddetti 4 senatori, cioè quelli che mandano avanti il gruppo, prendono le decisioni e ci stanno dentro al 100%. Dopo di che abbiamo degli amici, collaboratori, turnisti etc. che collaborano con noi. L’ultimo album prodotto, “Il Paese Di Pulcinella”, è di 5 anni fa ed è l’ultimo album in cui appariva Adriano Bono che poi ha deciso di andare per conto suo. E perciò quello è stato un piccolo cambiamento, essendo stato lui la voce principale fino al quel momento abbiamo dovuto lavorare un po’ per rimettere in sesto la band, ma siamo stati bravi e abbiamo fatto in fretta. Tant’è che un paio d’anni dopo siamo usciti con il disco dal vivo, “Fiesta”, che raccoglie la maggior parte delle hit che continuiamo a portare sempre dal vivo, perché altrimenti il pubblico si arrabbia!

A distanza di 5 anni dall’ultimo album inedito, il 7 ottobre 2013 esce “7”. Il singolo che lo anticipa è “Movimento Lento”, di cui il video mostra degli evidenti riferimenti al film Kast Away. Parlaci di questa scelta.
Il concetto della canzone Movimento Lento è che nella frenetica vita che facciamo quasi tutti, tutti i giorni specialmente nelle grandi città siamo un po’ in balia delle cose. Invece il naufragio paradossalmente assume una valenza positiva perché ti stacca da tutti questi input, richieste e frenesia, e quindi di colpo sembra che ognuno si possa rimpossessare del tempo, delle cose belle, del momento giusto per apprezzare le cose. E’ una scelta che può sembrare un po’ surreale, ma sembra che il messaggio sia arrivato.

Nel 2010 vi siete anche ristrutturati con qualche modifica nella formazione, tu sei subentrato come voce del gruppo oltre che come bassista e in più è rientrato Stefano Cecchi… come hai vissuto questo “ampliamento” di ruolo?
Personalmente partecipo con la voce ormai da una decina d’anni, però all’inizio solamente con i cori, perché noi come gruppo abbiamo sempre cercato di lavorare molto sulla parte dei cori, una cosa molto caratteristica del reggae. Poi, pian piano, ho cominciato a cantare qualche cover e ho iniziato a scrivere qualche pezzo, ma erano sempre occasioni sporadiche. Per di più quando Adriano è andato via, è rimasto solo Rasta Blanco, passato da seconda voce a cantante principale. A quel punto mi sono impegnato di più e il risultato sono 6 canzoni nel nuovo disco. Mi fa molto piacere a livello personale, ma anche come gruppo siamo contenti perché l’idea di fondo era quella di riuscire un giorno ad essere un po’ tutti protagonisti. Penso che questa sia la strada giusta. Probabilmente il futuro delle Radici sarà teso ad allargare piuttosto che a circoscrivere.

Nonostante le numerose collaborazioni con grossi artisti giamaicani avete messo solo dei featuring italiani, come mai?
Hai notato una cosa abbastanza caratteristica delle Radici Nel Cemento. Abbiamo avuto diverse occasioni di fare esperienza con giamaicani, come Alton Ellis e Max Romeo, in qualità di backing band, gente importante che ci ha veramente dato tanto ogni volta che abbiamo avuto l’occasione di collaborare con loro. Noi però abbiamo sempre prediletto il fatto di volerci rivolgere alla gente che ci sta intorno e alla maniera possibilmente nostra, insomma cercando con le nostre radici di scavare nella nostra cultura e società.

Siete uno dei primi gruppi che si è schierato contro l’omofobia, atteggiamento molto diffuso in Giamaica. Siete stati mai criticati per questo?
Si, abbiamo avuto discussioni e ogni tanto capita ancora. Noi cerchiamo di essere sempre attenti a quello che diciamo e cerchiamo di non esagerare, però, una volta che abbiamo ragionato bene su una cosa e abbiamo preso una posizione, siamo disposti a combattere. Secondo me la storia della questione culturale per i giamaicani è in buona parte una bella scusa. Sicuramente fa parte della cultura, ma fa parte ancora prima in ogni cultura il senso del rispetto e della libertà individuale. Per quanto ci riguarda noi abbiamo boicottato, boicottiamo e boicotteremo qualsiasi artista di qualsiasi genere che ponga supposizioni razziste omofobiche o peggio ancora fasciste.

Quando partirete con il tour?
Stiamo facendo proprio in queste settimana qualche prova per il tour, che comincerà sabato 9 novembre a Roma, dove saranno presenti anche i 3 ospiti che hanno partecipato al disco e cioè Julia Kee, Ginko e “Sigaro” (Angelo Conti). Toccheremo tutta la penisola, alcune date sono ancora da definire.

Lascia un messaggio ai lettori…
Cari lettori noi Radici Nel Cemento facciamo questa musica perché crediamo che sia la maniera più piacevole che ci sia per stare bene insieme e per veicolare messaggi che noi riteniamo importanti. Perciò vi aspettiamo tutti e speriamo che voi condividiate la nostra musica e i nostri contenuti il più possibile per continuare a fare fiesta insieme dal vivo, e anche a casa vostra attraverso i nostri dischi.

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