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Non è un’opinione, è questione di diritti: la cannabis va resa legale

L’appello lanciato dal palco di Sanremo per la legalizzazione ha visto la risposta scontata di FDI, che ha sottolineato che non legalizzerà mai la cannabis, ma andando oltre le opinioni i dati sono inequivocabili

Una tavola con infiorescenze di cannabis, grinder e tutto il necessario per rollare un joint

Chi è antiproibizionista non perde occasione per sottolineare la necessità di legalizzare. Noi con gli articoli, le associazioni con campagne di sensibilizzazione e disubbidienze, i politici con proposte di legge.

Anche gli artisti esprimono il loro parere, soprattutto i cantanti attraverso i testi delle canzoni e, a volte, anche con iniziative mirate ad accendere il dibattito pubblico. È ciò che è successo recentemente alla 73ma edizione del festival di Sanremo dove 2 rapper, Fedez e J-Ax, alla fine della loro esibizione hanno urlato: «Giorgia Legalizzala», un invito palesemente rivolto alla presidente Meloni.

Sicuramente parole al vento data la risposta secca di FDI che, per voce dell’On. Alfredo Antoniozzi, ha sottolineato: «Il nostro governo non legalizzerà mai la cannabis e nessun tipo di droga». Ma prima o poi, anche i nostri rappresentanti politici dovranno smetterla di ignorare la realtà.

IL PROIBIZIONISMO VIOLA I DIRITTI UMANI

Proibire la cannabis viola i diritti fondamentali garantiti ai cittadini negli stati liberali e costituzionali: viola il diritto alla libertà personale, impedendo la coltivazione e l’uso di una pianta con riconosciute proprietà mediche e dalla bassissima tossicità. Viola il diritto di eguaglianza, dato che all’interno della stessa Europa ci sono paesi in cui è legale l’autoproduzione, o addirittura la vendita; mentre in Italia è illegale persino il possesso di quantitativi superiori a quelli considerati per uso personale.

Non rispetta l’inviolabilità del domicilio, dato che basta il semplice sospetto che vi siano delle piante di cannabis o dei fiori, che ti sfondano la porta.

Il proibizionismo viola il diritto alla libera opinione, tacciando persino i dati statistici e i pareri scientifici che evidenziano i benefici della legalizzazione.

Il proibizionismo viola anche i diritti del malato, a partire dal principio di uguaglianza di trattamento: i cittadini di svariati paesi nel mondo possono coltivare in casa i fiori che utilizzano per terapia, mentre in Italia, un malato che autoproduce perché non riesce a reperire o ad acquistare in farmacia le infiorescenze a scopo terapeutico, è considerato un criminale e rischia la galera.

A pochissimo sono servite le proteste dei malati, spesso riuniti in associazioni che vengono regolarmente ricevute al Ministero della Salute, ma senza mai concludere nulla.

Ma siamo coscienti del danno che provocherà all’economia, questa ostinazione a mantenersi “conservatori”? Noi rimaniamo cauti, mentre in Germania e altri Paesi europei si parla di una legalizzazione imminente. La stessa Svizzera ha fatto partire l’esperimento della legalizzazione pilota dalla città di Basilea.

Molti Stati, con governi di destra ideologicamente contrari alla “droga”, ignorano i successi ottenuti oltreoceano o in paesi come Malta, che ha definitivamente legalizzato l’autoproduzione. Possiamo prendere ad esempio anche Olanda, Portogallo e Spagna dove produzione, possesso e consumo di cannabis e derivati, sono altamente tollerati.

ALCOL: IL PROFITTO PRIMA DELLA SALUTE

Di recente si è discussa la necessità di scrivere, anche sulle bottiglie di vino, che l’alcol fa male. Un’iniziativa lodevole dato che, in Italia, quasi 9 milioni di cittadini hanno una modalità di consumo di bevande alcoliche a rischio. Alcuni politici però, antepongono il profitto e, temendo di far cattiva pubblicità al settore vitivinicolo italiano, si sono schierati contro l’iniziativa che nasce con lo scopo di scoraggiare il consumo di alcol, a beneficio della salute dei cittadini; e sono proprio gli esponenti che più si impegnano nel mantenere illegale la cannabis.

Abbiamo evidenti prove che vietare non funziona. Chi teme che la legalizzazione della cannabis porterebbe a un collasso sociale, non tiene conto della realtà dei fatti. Basta visitare uno dei tanti paesi in cui la cannabis non è più illegale per comprendere che è davvero inutile continuare a vietare qualcosa che circola comunque e genera profitti illegali.

Non è più questione di opinione, e sono i dati provenienti dai paesi che hanno legalizzato che ce lo confermanoLEGALIZZARE PER TOGLIERE RISORSE ALLE MAFIE E RESTITUIRLE AI CITTADINI

La cannabis è tra le sostanze naturali più sicure e terapeutiche al mondo, e ci sono migliaia di ricerche che lo dimostrano; al contrario sono crollate tutte le teorie terroristiche, come quella della “droga di passaggio”, finalizzate (con scarsissimi risultati) solo a dissuaderne il consumo.

A prescindere dalle affermazioni di politici o magistrati poco informati, il mercato illegale della cannabis rappresenta ben il 40% degli introiti che derivano dal traffico delle sostanze stupefacenti: si stima che il giro d’affari sia superiore ai 10 miliardi di euro l’anno, di cui beneficiano associazioni a delinquere; mentre dovrebbero essere piccole e medie imprese italiane a trarne vantaggio.

Dato che sono circa 10 milioni gli italiani che consumano cannabis, e non vi è alcun allarme sanitario che deriva da questa “abitudine”, più diffusa di quel che si vuol far credere. Lo Stato dovrebbe immediatamente regolamentare la produzione, la vendita ed il possesso di cannabis, per sottrarre ingenti capitali a mafia, camorra e ‘ndrangheta, per garantire un prodotto di qualità ai consumatori, e per liberare le forze dell’ordine da una lotta impari. Forze dell’ordine che diventano “il nemico” per chiunque coltivi, detenga o semplicemente consumi cannabis, perché anche se l’uso personale è depenalizzato, se veniamo sorpresi da un poliziotto, un carabiniere o un agente della guardia di finanza, anche solo con mezzo spinello in mano, rischiamo il ritiro della patente, del passaporto, sino ad arrivare al Ser.D.

Non è più una questione di opinione, e sono i dati provenienti dai paesi che hanno legalizzato che ce lo confermano. Eppure noi italiani abbiamo deciso di restare indietro, di non progredire, di non sottrarre soldi alla mafia, di non creare un nuovo settore economico che porterebbe alla nascita di migliaia di piccole e medie imprese, di non agevolare la ricerca medica, e di rovinare onesti cittadini perseguitati per una sostanza che non ha mai provocato un solo caso di morte per overdose nella storia dell’umanità.

Smettiamo di vietare un fiore e sia meno ipocrita chi promuove il consumo di vino; che c’avrà anche il resveratrolo, ma di dipendenza ne provoca parecchia e, quando si esagera, pure il coma etilico.



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