Questa Europa è morta: Viva l’Europa!
L’Europa è a pezzi, messa in crisi dal voto “scellerato” degli inglesi, meglio ancora della parte più “ignorante” di quel paese, innanzitutto la sua obsoleta classe operaia ed i suoi vecchi. È stato un voto popolare e va rispettato. Ma no. Il popolo spesso sbaglia e alle volte ha mandato al potere terribili dittatori.
C’è da restare davvero sbalorditi di fronte all’immondo sciocchezzaio di interpretazioni in onda in questi giorni.
“Il peggior sordo è quello che non vuol sentire”, recita un antico e veritiero adagio. E di ostinati nella sordità sono pieni i palazzi del potere europeo e certa intellettualità sembra soffrire, epidemicamente, dello strano male.
Il progetto di unificazione europea è zoppicante ed in crisi da tempo. Questa Europa fatta di sola moneta e tecnocrazia, con al centro solo banche e finanza, parla un linguaggio da tempo estraneo, addirittura ostile, ai popoli che avrebbe dovuto unificare. È un coro stonato di interessi che restano profondamente di campanile spesso, troppo spesso, in furbesca e cinica ostilità tra loro. È un’unione che più disunita non si può, praticamente su ogni tema rilevante, incapace persino di costituirsi tanto è che è priva di una qualsiasi costituzione comune.
L’unico tentativo di farlo è stato sonoramente bastonato nelle urne. Questa Europa non fa sognare, ma piuttosto piangere. Chiedete al popolo greco per averne un’idea. Chiedetelo ai vostri figli disoccupati e dal futuro privo di diritti.
E’ un’entità che mette paura, che crea malcontento e lascia crescere i peggiori populismi razzisti e le destre più spregiudicate. Altro che casa comune…Siamo rimasti tutti italiani, o francesi, o tedeschi o inglesi ed il voto in Gran Bretagna semplicemente fotografa un fallimento che andrebbe onestamente e con coraggio riconosciuto.
Non si crea un sentire comune intorno ad una moneta resa religione e ai suoi freddi amministratori. Parole come spread, fiscal compact e tutte le diavolerie linguistiche dei nostri tecnocrati, non hanno alcun senso per i più e l’ignoranza c’entra davvero poco o niente.
I popoli vogliono bandiere credibili, vogliono progetti giusti che diano speranza e futuro per le generazioni attuali e quelle future, istituzioni che affrontino e risolvano problemi come il lavoro e la sicurezza, capaci di affrontare il presente ed il futuro con innovazioni capaci di coinvolgere i più piuttosto che metterli ai margini come accade ora.
Siamo onesti. Cosa avremmo votato se fosse toccato a noi decidere se restare o meno in questa brutta casa, in questa bruttissima sembianza di quello che era un grande sogno e progetto di giustizia e pace dei padri fondatori? Inutile allora strapparsi i capelli e disperare, sputare sul voto di un popolo che presto potrebbe essere il voto di altri popoli compreso il nostro.
Questa Europa non è salvabile, meglio ancora, non deve essere salvata.
È il momento di ripensarla totalmente e di farlo in fretta se si è consci di quanto sia vitale per i popoli europei avere una casa comune per reggere le sfide crescenti ed impietose di certa globalizzazione e dei poteri finanziari. L’illusione coltivata dalle destre e dai populisti di cento monete e cento piccoli stati non farebbe altro che regalarci, uno ad uno, agli squali della finanza su di un piatto d’argento.
È da qui che bisogna ripartire. Abbiamo bisogno di un processo costituente che chiami tutti i popoli a riconoscersi in una identità comune che ponga al centro le quotidianità comuni, i bisogni comuni, mettendo al primo posto, al timone, gli interessi delle donne e degli uomini di questo continente, la loro voglia di vita, di pace e di giustizia.