IntervisteReggae vibrations

Quartiere Coffee inna “Reggae Familia” style

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Ho avuto il piacere di chiacchierare con KG Man cantante dei Quartiere Coffee. La band di Grosseto è da poco uscita con un nuovo album “Reggae Familia”, un album che racchiude i tratti tipici italiani sia negativi come corruzione e mafia che positivi come il cibo e l’arte…

La cosa interessante del vostro nuovo album è la registrazione in presa diretta, modalità utilizzata prima dell’arrivo della tecnologia attuale e ormai quasi obsoleta. Perché avete deciso di utilizzare questa modalità?
Diciamo che il reggae in Jamaica si fa soprattutto con la presa diretta, tutt’oggi. Il disco precedente era molto più elettronico, molto più prodotto artisticamente, insomma differente da quest’ultimo. Pian piano ci siamo resi conto che quando ci esibivamo nei live facevamo quello che abbiamo fatto nella registrazione in presa diretta, cioè suonare dal vivo. Determinate sfumature, certe cadenze, certe sensazioni che hai all’interno di una sala con i tuoi amici, con la tua band, con il reggae non riuscivamo a trasferirle con le tecnologie, quindi abbiamo fatto la presa diretta.

Nell’album precedente era presente una miscelazione di generi che invece adesso non troviamo, l’album è puro stile reggae italiano senza altre contaminazioni. Siete ritornati sui vostri passi perché non vi è piaciuto l’esperimento precedente?
E’ un passo indietro, non solo musicale ma quasi d’esistenza, nel senso che siamo voluti tornare alle radici sia della musica sia dei concetti che sono all’interno dell’album. Si parla delle cose semplici perché dopo periodi molto artefatti abbiamo voluto riscoprire i fondamentali.

Come vi ponete nei confronti dell’omofobia tipica della cultura Jamaicana?
Non la condividiamo assolutamente. Purtroppo la Jamaica offre tantissime belle cose ma ne offre altre tante da capire e anche da criticare.

L’album rappresenta l’Italia allo stato attuale, famosa per il cibo e le attrazioni culturali ma anche per la casta e i diversi problemi economici e sociali che stiamo attraversando sottolineando quanto è difficile essere ottimisti. Voi lo siete? Come affrontate questa situazione politica, economica e sociale?
Noi facciamo un mestiere che è una benedizione, che è quello della musica. Se non facessimo la musica io e tanti altri dei nostri non staremmo in Italia. Quindi questo fa capire che è un periodo storico di totale importanza, si apre uno scenario che non si riferisce solo alla crisi della musica ma è una crisi molto più grande.

Siete pronti per il tour di quest’estate?
Si, abbiamo un tour importantissimo quest’estate perché faremo solo festival reggae importanti in Italia, Austria, Slovenia e Svizzera. Il fatto di cantare in Patwa è una cosa che permette a noi italiani di farci conoscere anche all’estero.

Quest’album è stato definito la vostra rinascita, nell’ambito della reggae music. E’ presente un solo featuring con Shafy Click, come mai avete scelto un artista rap anziché reggae?
In realtà non è un fatto di genere ma è un fatto di vicinanza, cioè loro vivono a 10 km da casa mia. E’ nato il feat. perché sono della nostra zona e vogliamo ripartire da zero iniziando proprio dal nostro territorio. Vogliamo ricominciare dalla base.

Progetti futuri?
Adesso ci godiamo il nostro terzo album e poi si vedrà. Per ora siamo concentrati sul tour e i festival.

Lasciate un messaggio ai lettori…
Ascoltate raggae jamaicano non solo Bob Marley, perché c’è un mondo dietro tutto da scoprire.



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