Quanto sballato sei? Cercasi sistema misurazione per la Marijuana
Un enorme ostacolo che influisce negativamente sulle modalità di consumo della cannabis è sicuramente legato alla difficoltà di individuare e stabilire una misura standard della sua potenza, a differenza di quanto avviene per l’alcool, il tabacco e persino il peperoncino che si avvalgono di sistemi di misurazione di cui viene riconosciuta la validità. Sarebbe auspicabile introdurre anche per la marijuana un sistema analogo per consentirne un consumo consapevole ed evitare di incorrere in problemi di vario tipo.
Le bottiglie di alcolici, infatti, contengono precise indicazioni sulle etichette e nel caso di controlli, è possibile stabilire con certezza se è presente nel sangue una quantità di alcool superiore ai livelli consentiti. Introdurre un sistema di misurazione analogo per la cannabis consentirebbe di sottolineare le differenze tra i diversi tipi di marijuana, anche in relazione alle diverse modalità di coltivazione delle piante che, in alcuni casi, influiscono sensibilmente sugli effetti.
Non è certamente un mistero che la potenza della cannabis vari in rapporto ai diversi ceppi e proprio questa consapevolezza offre terreno fertile alle argomentazioni dei proibizionisti i quali sostengono che la marijuana attualmente in circolazione sia molto più potente rispetto a quella del passato.
Al di là di tutte le discutibili leggende metropolitane, tra i fattori che in alcuni casi, rendono difficile la misurazione della quantità della marijuana gioca un ruolo importante anche il modo in cui può essere assunta, infatti la cannabis può essere ingerita, inalata, contenuta nelle pomate da applicare per via rettale o vaginale e in alcuni casi diventa praticamente impossibile individuare un criterio di misurazione universamente valido.
La valenza terapeutica della marijuana è ormai un dato di fatto e non ha bisogno di ulteriori presentazioni, ma anche in questo caso, l’impossibilità di poter tradurre in un dosaggio ben definito la quantità da assumere incide negativamente, perché non consente alla cannabis di ottenere il pieno riconoscimento che merita, nonostante i benefici effetti confermati dagli studi scientifici effettuati.
Adottare uno standard di misurazione è ormai un’esigenza impellente. Anche gli agenti di polizia pongono l’accento sull’importanza dell’adozione di un sistema di misurazione che consenta di distinguere a seconda delle situazioni, come accade per l’alcool: in quest’ultimo caso, infatti è possibile stabilire la differenza tra chi ha bevuto birra e chi ha fatto il pieno di tequila, per la cannabis no.
Si potrebbe obiettare che la quantità di THC può fare la differenza, ma questo parametro può essere misurato e, quindi, utilizzato solo in alcuni casi, come il limite di 10mg a porzione nel caso di prodotti commestibili a base di cannabis, ma in altri non è possibile stabilire con precisione il livello di THC.
Data la particolare unicità delle piante che spesso presentano evidenti differenze tra di loro, diventa praticamente impossibile fornire indicazioni pienamente attendibili sul livello di THC contenuto. La quantità di marijuana che viene inalata, assorbita o ingerita determina effetti diversi anche a seconda del modo in cui viene assunta e della sensibilità del soggetto.
Un aiuto per individuare parametri adeguati potrebbe provenire proprio dalle tecniche per misurare il grado di piccantezza del peperoncino. Oltre alla sofisticata cromatografia liquida che permette di stabilire il livello della capsaicina, in passato si è a lungo utilizzato il test di Scoville che misura la cosiddetta unità di calore, affidandosi alla percezione umana del livello di piccantezza.
Si potrebbe trarre ispirazione da un simile test di misurazione per adottare un procedimento analogo che tenesse conto in modo particolare di due elementi: concentrazione ed effetto.
Non è possibile però, in questo caso, trascurare il fattore soggettività che limita fortemente l’attendibilità dei risultati. Manca in definitiva, una standardizzazione oggettiva dei parametri di misurazione che ad oggi sono affidati ai test di laboratorio sui cannabinoidi e alle informazioni fornite dai consumatori di cannabis sugli effetti prodotti dai diversi ceppi.
In diversi Stati, viene misurata la concentrazione ematica di THC per individuare la soglia da non oltrepassare, ma anche in questo caso non si può parlare di un test pienamente attendibile e incontrovertibile che possa mettere al riparo i consumatori, gli automobilisti e anche le aziende da interpretazioni ambigue e, proprio per questo motivo, potenzialmente lesive dei diritti della persona.
Fonte: Herb.com – Traduzione e adattamento a cura di Dolce Vita