Quanta attenzione merita un attentato terroristico? Dipende dalla nazionalità di chi muore
Più pesi e più misure. Una legge che funziona sempre sui media, ma che lascia particolarmente perplessi quando riguarda il valore da assegnare a delle vite umane.
Tutti noi ricordiamo ancora oggi gli attentati che hanno colpito la Francia, da Charlie Hebdo in poi, quelli in Inghilterra, in Belgio o in Germania. I media ne hanno parlato per settimane, con dirette, interviste, approfondimenti, celebrazioni varie. Lo stesso è avvenuto pochi giorni fa quando a New York un furgone ha travolto e ucciso otto persone in un attacco rivendicato dall’Isis.
Ma gli attentati non colpiscono in maggioranza l’occidente. Per ogni attentato che colpisce l’Europa o gli Usa ce ne sono decine, spesso più sanguinosi, dei quali non abbiamo nessuna notizia o quasi. Centinaia di morti in Iraq, Siria, Nigeria o Somalia non fanno alcuna notizia.
Pochi giorni fa a Mogadiscio, in Somalia, due camion bomba sono esplosi in pieno centro. Sono morte oltre 300 persone (il numero preciso non si sa ancora e, in fondo, non importa quasi a nessuno), almeno 15 di loro erano bambini. Molti media non hanno neppure dato la notizia, altri le hanno dedicato pochi secondi. Che senso ha tutto questo?