Quando l’artista supera se stesso
Ian Gillan nel 1972 dopo un lungo allenamento delle corde vocali registrò insieme ai Deep Purple “Made in Japan”, uno dei migliori album live di sempre. All’interno si trova una versione di “Child in Time” una vera e propria pietra miliare del rock. Il pezzo è famoso perché dopo le prime due strofe cantate, Ian Gillan crea un acuto irripetibile e subito dopo saltando un’ottava più su dell’acuto precedente dimostra a Pavarotti cosa vuol dire cantare.
Una performance ineguagliabile, infatti una decina di anni dopo, durante un tour in Australia, nel momento fatidico, Ian Gillan, facendosi supportare da un pessimo effetto audio tenta di confondere le idee, ma in realtà non è più in grado di riprodurre quanto fatto nel 1972 e non ci sarebbe più riuscito. Evidentemente quando scrisse la canzone voleva assicurarsi che nessuno oltre a lui potesse cantarla, ed infatti non esistono reinterpretazioni di Child in Time degne di nota.
Purtroppo neanche lui riuscì a ripetersi e ogni volta che eseguiva il brano il risultato era più rovinoso del precedente, costretto per sempre a portare in scena il proprio fallimento.