Quale vaccino per l’emergenza climatica?
C’è chi nega il fenomeno del riscaldamento globale. O meglio, nega che dietro ai cambiamenti climatici ci sia la mano dell’uomo. Questa corrente di pensiero proviene da un dato certo, ovvero che il globo terrestre ha vissuto nella storia diversi cicli di temperatura, e insiste che il riscaldamento degli ultimi anni sia solo uno di questi. Intanto però i fenomeni meteorologici estremi continuano ad aumentare, e così anche le preoccupazioni degli scienziati.
Nell’estate del 2010 delle forti alluvioni colpiscono gli Stati Uniti e alcuni anni prima, dall’altra parte del globo, Mosca registra uno dei periodi di siccità più gravi dell’ultimo secolo. A Gennaio 2020 più di un terzo dell’Australia brucia sotto le fiamme e, pochi giorni fa, la neve e il gelo in Texas lasciano senza parole studiosi e specialisti del clima. Appena dieci anni fa l’opinione degli scienziati riguardo ciò che accade era “possibile, ma non teorizzabile per certo” oggi il parere più condiviso sul riscaldamento globale è “probabile, ma non sappiamo come fermarlo”.
Le teorie sviluppate giungono tutte alla conclusione che un cambiamento climatico sia effettivamente in atto, nonostante non lo si possa tracciare con certezza. Di fronte però a montagne di documenti, dati, grafici e studi approfonditi appare davvero difficile negare l’esistenza di un’imminente e drastica variazione non solo delle temperature, ma anche degli effetti di queste sul nostro pianeta. I risultati di un riscaldamento globale sono infatti multiformi ed eterogenei. Forti piogge in estate, grande siccità in luoghi dove non è comune, lunghe nevicate in inverno ma inverni più brevi e naturalmente, temperature più alte su tutto il globo. Quindi non solo l’area compresa fra tropici ed equatore, ma anche zone del pianeta dove la temperatura media annua è -49°. A Febbraio 2020 la notizia dei 20,7° registrati in Antartide passava in sordina mentre il boom mediatico sulla Covid-19 esplodeva su ogni tg e giornale.
Senza andare a ritroso nel tempo fino alla prima rivoluzione industriale (tardo 1700), diciamo che a un certo punto abbiamo iniziato a immettere anidride carbonica e gas serra nell’atmosfera. Ad oggi la temperatura media si è alzata di 0,8°. La critica più frequente degli scettici agli scienziati è che traggono le conclusioni senza poter sapere quali sono gli effetti di un cambiamento climatico nel lungo periodo e che non possiamo essere in grado di stabilire come saranno i cicli climatici secolari della Terra. Gli scienziati controbattono che in un mondo normale i record di alte e basse temperature dovrebbero equivalersi, mentre da quarant’anni a ogni picco di bassa temperatura ne corrispondono due di alto calore. E non serve essere l’uomo bicentenario per accorgersene.
L’ultimo quesito coinvolge una bufera di neve insolita e il cuore degli Stati Uniti meridionali, il Texas. Secondo alcuni scienziati questo fenomeno è direttamente correlato al riscaldamento globale causato dalle attività umane. L’idea potrebbe apparire controsenso, perché il riscaldamento globale si associa all’aumento delle temperature ma, come abbiamo visto, il discorso è più complesso. Il climatologo dell’Università del Colorado Walt Meier spiega che il fenomeno è avvenuto perché le temperature dell’Artico sono aumentate, quindi parte dei venti freddi hanno oltrepassato il bordo del vortice artico e sono arrivati così sulle zone continentali.
Non sono state le attività umane a causare queste “fuoriuscite” di venti freddi ma dopo circa venti anni di ricerca appare chiaro che le tempeste e i disastri naturali sono oggi in gran parte causati dal riscaldamento globale e dalla variazione delle temperature. In tempi diversi quest’ultima era un dato naturale scandito dal passare dei secoli, ma sono sempre di più quelli convinti che l’umanità abbia accelerato enormemente questo processo rendendolo oggi imprevedibile e forse inarrestabile.