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Le bugie dei signori del petrolio per trivellare (ancora) nell’Adriatico

Le bugie dei signori del petrolio per trivellare (ancora) nell'AdriaticoSiamo a circa 35 km dalla costa fra Falconara e Ancona, a una profondità di circa 75 metri. È qui che l’ENI (al 51%) vuole trivellare assieme alla Edison Gas (al 49%) per piazzare un nuovo pozzo, Calipso V. Ai tempi della scuola Calipso era la ninfa che trattenne Ulisse sulla sua isola, Ogigia, in Grecia, per sette anni. I due si amarono, lei gli offrì l’immortalità ma lui la rifiutò perché voleva tornare ad Itaca. Adesso Calipso è un petrol-mostro, perché questi signori del petrolio non sanno neanche rispettare la sacralità della letteratura greca e devono inquinare pure la mitologia antica.

Ad ogni modo, questi galantuomini dell’ENI già operano, e dal 2002, sulla piattaforma Calipso, collegata alla centrale di Falconara, città martoriata dal petrolio. Quello che vogliono fare ora con Calipso V – il progetto è al vaglio del Ministero per il rilascio della valutazione di impatto ambientale – è aggiungere un nuovo pozzo – il quinto della serie – per l’estrazione del gas a partire dal 2019. Quindi perforare, fare test sulla natura del gas estratto e metterlo in produzione. Il giacimento è a circa 1.8 chilometri dalla piattaforma e dal loro documento di valutazione ambientale non è ben chiaro come ci arriveranno. Trivelleranno in orizzontale per 1.8 chilometri? Non si sa, ma parrebbe l’unica possibilità.

Nel documento si legge che il modello di business di ENI è “volto alla creazione di valore” per tutti, perseguita per varie strade, fra cui “la tutela dell’ambiente e delle comunità dove l’azienda opera”, “la salvaguardia della salute e sicurezza delle persone che lavorano in ENI e con ENI e il rispetto dei diritti umani, dell’etica e della trasparenza.” Sono tanti anni che leggo sviolinate del genere e basta andare a Gela o a Viggiano per capire che sono solo balle. Perché? Perché il rispetto per l’ambiente e per le persone porterebbe a chiudere tutte le raffinerie d’Italia e segnare la fine del petrol-business.

Le bugie dei signori del petrolio per trivellare (ancora) nell'Adriatico
L’area nel mar Adriatico interessata dalle trivellazioni per la ricerca di gas e idrocarburi

Secondo l’ENI nell’area interessata non ci sarebbero beni paesaggistici, culturali o archeologici vincolati, a eccetto dell’area archeologica sommersa “Peschiera romana della Scalaccia” a sud di Ancona. Né ci sarebbero aree marine protette. Non solo Calipso non porterà conseguenze negative, sarà un toccasana, esattamente come tutte le piattaforme petrolifere in zona. Infatti l’ENI ci ricorda che nel mare Adriatico esiste un’area di “Barbare” a 20 chilometri a nord di Calipso dove le piattaforme servono per… difendere i litorali contro la pesca a strascico illegale! Questa mi mancava proprio! Le piattaforme che ci salvano dalla pesca illegale! Aggiungono ancora che …  le piattaforme, “con le loro strutture intricate, ricche di anfratti, rifugi”, rappresentano “un elemento di diversificazione nell’habitat originario monotono” e costituiscono dei “meccanismi bio-ecologici” in grado di aumentare la produzione alieutica di un ecosistema. Oddio, la vita marina senza trivellatori è monotona, per cui arrivano i petrolieri a renderla più intricata e più interessante!

Non ci saranno danni alle tartarughe, alla pesca, all’ambiente, a nessuno. Tutto è perfetto. E ciò che non lo è in fondo è “secondario”. Ci sarà una “verifica periodica del corretto funzionamento dell’impianto di trattamento delle acque di scarico”, “l’ispezione periodica dei serbatoi contenenti liquidi pericolosi” e “manutenzione relativa ai motori e alle tubazioni” che contribuiranno a ridurre il rischio di rilasci anche accidentali. Ma se l’ENI è la regina dei disastri: in Norvegia di tanto in tanto le capita di essere sgridata dall’ente per la sicurezza petrolifera per irregolarità nelle sue operazioni. E poi, di grazia, quali sono questi “liquidi pericolosi”? Cosa c’è dentro? E le acque di scarto? Dove le metteranno? Quante ne saranno prodotte? Niente paura, ci sarà una nave di appoggio permanente dotata di attrezzature e materiali antinquinamento. Ma non era tutto a posto? Perché allora la nave antinquinamento?

Il fatto è che non c’è niente di perfetto in queste trivelle, ci sono invece scarichi di materiale tossico nell’aria e nell’acqua con pericoli di scoppio e danni alla vita marina. E se vogliamo allargare la prospettiva vanno messi in conto i cambiamenti climatici, la dipendenza cieca dalle fonti fossili e una peggiore qualità della vita per tutti. Come sempre, meglio il sole, meglio il vento. Meglio Omero e la mitologia greca.

Le bugie dei signori del petrolio per trivellare (ancora) nell'Adriatico



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