La psilocibina per rompere la dipendenza dal gioco d’azzardo
Gli psichedelici per rompere la gabbia di chi è dipendente da scommesse e gioco d'azzardo, in un nuovo studio dell'Imperial College di Londra
“Vogliamo scoprire se la terapia con psilocibina può invertire o ripristinare la disfunzione che vediamo nel cervello dei giocatori d’azzardo”, afferma il dottor Rayyan Zafar, ricercatore post-dottorato presso il Centro per la ricerca psichedelica del Dipartimento di scienze del cervello dell’Imperial College di Londra.
E pone una domanda:”Una terapia psichedelica ripristina o amplia nuovamente gli spettri di ricompensa che sono stati limitati dalla dipendenza?”.
LA DIPENDENZA DAL GIOCO D’AZZARDO
Secondo i ricercatori il punto da cui partire è che: “La dipendenza è come avere il cervello sequestrato. Le attività che prima ti facevano sentire felice e soddisfatto ti lasciano freddo, e solo l’oggetto della dipendenza attiva i meccanismi di ricompensa del cervello”.
Ed è per questo motivo che stanno utilizzando l’imaging cerebrale per comprendere le dipendenze e trovare nuovi modi per trattarle, a partire dalla psilocibina, il principio attivo dei funghetti magici.
Come sottolinea un articolo pubblicato sul sito del centro, i ricercatori dell’Imperial sono attivi in quest’area da quasi due decenni, conducendo ricerche sull’imaging del cervello e sperimentazioni cliniche con sostanze psichedeliche in condizioni come depressione, anoressia, disturbo ossessivo-compulsivo e fibromialgia.
Un obiettivo che nasce da lontano, da quando il dottor Zafar ha iniziato a studiare la neurobiologia della dipendenza dal gioco d’azzardo durante il dottorato presso l’Imperial, utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per mappare le risposte agli stimoli del gioco d’azzardo nel cervello di volontari, alcuni con disturbi del gioco d’azzardo, altri senza.
“Abbiamo trovato quello che stavamo cercando, nel senso che il cervello dei giocatori d’azzardo si attivava nelle regioni centrali dell’elaborazione della ricompensa in risposta ai video relativi al gioco d’azzardo, cosa che non è stata osservata nei soggetti sani di controllo.”
LA PSILOCIBINA PER RICALIBRARE I CIRCUITI CEREBRALI
Il prossimo passo sarà quello di condurre uno studio limitato per capire se i meccanismi identificati vengono influenzati dall’assunzione di psilocibina. “Vogliamo vedere se c’è un impatto sulla funzione cerebrale correlato all’endpoint clinico, qualcosa che ci dice che i circuiti disfunzionali di ricompensa di un individuo sono stati ricalibrati o reimpostati“, sottolinea Zafar spiegando che, “se funziona, possiamo avviare una sperimentazione clinica adeguata e vedere se questo tipo di terapia è sicura ed efficace nelle popolazioni cliniche”.
Se da una parte è molto importante che la sostanza psichedelica venga assunta in un ambiente controllato, con il supporto di uno psicoterapeuta esperto, dall’altra è probabile che l’esperienza psichedelica e la psicoterapia funzionino allo stesso modo e possano completarsi a vicenda.
“Il lavoro svolto nei gruppi di prevenzione delle ricadute, o in altri modelli terapeutici, consiste nel cercare di ampliare lo spettro delle ricompense e riprendere lo spazio nel cervello e nel comportamento che è stato dirottato dalla dipendenza”, sottolinea il dottor David Erritzoe, che guida il centro di ricerca insieme a David Nutt. “Le sostanze psichedeliche attingono direttamente ai paradigmi psicoterapeutici che stiamo applicando, quindi è un’idea avvincente testarli insieme.”