Psicologia del totalitarismo di Mattias Desmet
La crisi pandemica non è piovuta dal cielo, ma è solo l’ultima di una serie di reazioni sociali a fenomeni angoscianti che si susseguono in forma sempre più convulsa e autodistruttiva: il terrorismo, i cambiamenti climatici, il Coronavirus.
Ogni volta che nella società si affaccia una nuova causa d’ansia, un’unica risposta e una sola difesa sono approntate: maggiore controllo. La mania del controllo porta nuova ansia e l’ansia porta nuova mania di controllo. Così la società si arena in un circolo vizioso che ha come inevitabile esito il totalitarismo, ossia un controllo ossessivo esercitato dall’autorità e, infine, la completa distruzione dell’integrità psichica e fisica dell’essere umano.
Questa la tesi di Mattias Desmet, professore di Psicologia clinica all’Università di Gent, in Psicologia del totalitarismo (Edizioni La Linea). La brutta notizia è che in quanto individui di una popolazione “totalitarizzata”, non siamo minimamente consapevoli di quanto ci stia accadendo, ormai ridotti a un codice QR dentro a un grande esperimento medico-tecnocratico. La buona notizia è che esiste una via d’uscita alternativa alla visione del futuro dominante, improntata al pessimismo e alla mancanza di prospettiva, e inizia col tornare a distinguere il falso dal vero.