Psichedelici a uso terapeutico, qualcosa si muove anche in Italia
Primi studi italiani su LSD e altri psichedelici per curare i disturbi mentali: le parole di un ricercatore del San Raffaele
LSD, mescalina, psilocibitina, DMT: per gli psichedelici è un momento di riscoperta dopo cinquant’anni dalla messa al bando. Stati Uniti e Svizzera hanno iniziato da tempo la sperimentazione delle sostanze psicotrope per coadiuvare la psicoterapia, dimostrandone l’utilità in molti casi gravi di ansia, depressone, disturbo da stress post traumatico e dipendenze. La Nuova Zelanda è stata il primo paese al mondo a investire nella ricerca sul micro dosaggio a scopi terapeutici. E in Italia? Qualcosa si muove: Danilo De Gregorio, ricercatore all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano ha pubblicato su Nature uno studio sul potenziale terapeutico degli psichedelici.
De Gregorio spiega le potenzialità del micro-dosing, un basso dosaggio di principio attivo contenuto negli psichedelici, per ridurre ad esempio l’ansia. Testato su un gruppo di roditori sottoposti a stress, il micro-dosing di LSD si è dimostrato molto utile, aumentando la disponibilità di serotonina nel cervello in modo molto simile agli antidepressivi SSRI come il Prozac. In più, l’LSD aumenta la neuroplasticità, che aumenta la salute del cervello rendendolo in grado di adattarsi alle situazioni nuove.
Non è da escludere che gli psichedelici possano essere considerati degli ansiolitici piuttosto che degli antidepressivi, spiega De Gregorio in un’intervista al Manifesto. “Sui roditori non abbiamo mai riscontrato un effetto antidepressivo in tutti i nostri studi, ma solo un effetto ansiolitico o pro-sociale, ossia in grado di aumentare la socialità“, dice. “È chiaro che occorrono ancora numerosi studi da effettuare per confermare i dati clinici ottenuti su diverse coorti di pazienti. L’idea di poter lavorare in uno dei più importanti istituti di ricerca esistenti in Italia mi ha riempito di entusiasmo. Il mio obiettivo è quello di portare avanti la ricerca farmacologica sugli psichedelici e sui potenziali effetti terapeutici“.
Le molecole alla base delle sostanze psicotrope sono molto complesse, e coinvolgono diversi ricettori, ma è un bene che si cominci a parlare di uso terapeutico delle droghe psicotrope anche in Italia. “Ci sono gruppi dell’Università Roma Tre e dell’Università di Ferrara che stanno portando avanti questo filone di ricerca“, spiega De Gregorio. “C’è bisogno di investire molto su questo tipo di ricerca, sia di base che clinica. Senza proof of concept non si potrà arrivare ad una applicazione terapeutica. Inoltre, la continua ricerca può portare allo sviluppo di molecole sintetiche dotate di un maggiore effetto terapeutico, senza avere effetti collaterali legati alle alte dosi di psichedelici“.