Psichedelici in Italia: a che punto è la notte?
Una conferenza universitaria e l'appello dell'associazione Coscioni per rilanciare il dibattito sugli psichedelici
Negli ultimi anni, il dibattito sugli psichedelici e il loro potenziale terapeutico ha guadagnato terreno anche in Italia, un paese tradizionalmente conservatore su questi temi. Tuttavia, recenti eventi suggeriscono che qualcosa stia cambiando. Tra le iniziative più significative, spiccano la prima conferenza italiana sull’uso clinico delle sostanze psichedeliche, organizzata dall’Università di Trento, e l’appello promosso dall’Associazione Luca Coscioni per favorire una maggiore apertura istituzionale verso queste terapie.
LA CONFERENZA DI TRENTO
L’8 novembre 2024, la città di Rovereto ha ospitato un evento che potrebbe segnare una svolta nella percezione delle terapie psichedeliche in Italia. L’Università di Trento ha organizzato la prima conferenza italiana dedicata all’uso clinico delle sostanze psichedeliche, intitolata “Emerging Therapies in Psychedelic Science”. L’evento ha visto la partecipazione di esperti internazionali che hanno condiviso le ultime evidenze scientifiche e le applicazioni terapeutiche di queste sostanze per condizioni come la depressione, lo stress post-traumatico e l’ansia.
«È fondamentale rompere i tabù e promuovere un dialogo informato su queste terapie», ha dichiarato il professor Marco Rossi, uno degli organizzatori della conferenza. «I dati internazionali dimostrano che gli psichedelici, se utilizzati in contesti controllati, possono rappresentare una svolta per la salute mentale».
Tra i temi affrontati, particolare attenzione è stata dedicata alla necessità di armonizzare la ricerca scientifica con un quadro normativo ancora troppo restrittivo. La conferenza ha rappresentato un primo passo per stimolare il dibattito pubblico e creare una rete di collaborazione tra ricercatori, medici e istituzioni.
L’APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI
A rafforzare l’attenzione sul tema, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso un appello sottoscritto da oltre 170 esponenti del mondo della ricerca e della scienza. L’obiettivo è sollecitare i Ministri della Salute e della Difesa a considerare seriamente il potenziale degli psichedelici come terapie per condizioni debilitanti come il disturbo da stress post-traumatico e la depressione resistente.
«Non possiamo più ignorare le evidenze scientifiche che provengono da paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito», ha affermato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione. «È necessario avviare studi e sperimentazioni cliniche anche in Italia per colmare il ritardo rispetto agli altri paesi».
L’appello sottolinea l’importanza di superare lo stigma associato agli psichedelici e di creare un quadro normativo che consenta una ricerca rigorosa e applicazioni cliniche sicure. «Il nostro obiettivo è favorire l’accesso a terapie innovative per i pazienti che ne hanno bisogno», ha aggiunto Gallo.
UNA STRADA ANCORA LUNGA?
Nonostante questi segnali positivi, la strada per un’apertura completa rimane lunga e irta di ostacoli. Le normative italiane, ancora legate a una concezione proibizionista, rappresentano un freno significativo. Tuttavia, eventi come la conferenza di Trento e l’appello dell’Associazione Luca Coscioni dimostrano che la discussione sta guadagnando slancio.
«Siamo solo all’inizio, ma è un inizio promettente», ha concluso il professor Rossi. «L’Italia ha tutte le competenze necessarie per diventare un punto di riferimento nella ricerca sugli psichedelici. Serve solo il coraggio di osare».