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Psichedelici e Kundalini

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Ne “Lo yoga della Potenza” Julius Evola definisce Kundalini come “la forma nella quale Shakti la primordiale è presente nell’uomo, nella sua corporeità occulta. Viene chiamata anche il potere serpentino per il suo essere raffigurata da una serpe e il suo essere “ravvolta” – kundalini significa appunto “colei che è raggomitolata”, con il che si vuole alludere al suo stato potenziale, non dispiegato, anteriore al suo risveglio”.

Lungo il suo percorso, Kundalini attraversa i chakra risvegliandoli e purificandoli. Giunta al settimo chakra (Sahasrara) completa il suo risveglio, portando l’individuo nello stato che viene comunemente definito realizzazione del sé o risveglio, secondo la tradizione indiana. L’innalzarsi di questa energia (con varie pratiche) permette di sperimentare nuovi stati di coscienza ed è solitamente accompagnato da fenomeni particolari, di tipo fisico, sensoriale, percettivo. Kundalini può essere scossa e qualche volta completamente risvegliata anche mediante l’uso di droghe.

Un uso continuo delle droghe è però pregiudizievole allo sviluppo individuale, e la loro dannosità risiede nel fatto che possono ostacolare, od addirittura invertire, il percorso evolutivo. Nell’accedere ai piani superiori attraverso l’assunzione di sostanze psicoattive si scavalca d’un sol colpo tutto quel lavoro di purificazione che, fra l’altro, è indispensabile allo sviluppo nell’individuo, e ci si può trovare a confrontarsi con energie ed entità che superano di gran lunga le normali capacità di gestione dell’uomo medio.

Anche per questo motivo la funzione della sostanza drogante nell’antichità si limitava a fornire al neofita una breve esperienza di ciò che lo attendeva una volta portata a termine la trasmutazione di sé in superuomo. La sostanza non rappresentava mai una via spirituale in se stessa, ma veniva utilizzata esclusivamente in un contesto iniziatico allo scopo di provocare uno stato di coscienza modificato utile al futuro sviluppo dell’iniziato.

Il neurofisiologo Donald J. DeGracia ha recentemente completato un’indagine per verificare l’ipotesi che gli effetti delle droghe psichedeliche avrebbero effetti simili ai fenomeni conosciuti nella letteratura esoterica come il risveglio della Kundalini. L’indagine consisteva di 38 domande. Gli effetti della droga sono stati suddivisi in cinque categorie: fisiologico, sensitivo, emozionale, conoscitivo e spirituale. Diciannove domande facevano specificatamente riferimento agli effetti del risveglio della Kundalini. Le domande restanti consideravano le varie sfaccettature dell’esperienza psichedelica.

Le somiglianze fra le testimonianze di coloro che hanno subito il risveglio della Kundalini e coloro che hanno assunto sostanze psichedeliche sono risultate sorprendenti, e per molti aspetti identiche. Le droghe psichedeliche provocherebbero, infatti, un parziale e temporaneo risveglio dell’energia Kundalini, e per tale motivo sotto l’influsso di queste sostanze si sperimenta spesso una condizione di annullamento dell’ego, connessione con più alte frequenze di pensiero e consapevolezza, amore incondizionato, pace, unione con lo spirito, senso di fusione col Tutto Cosmico, e ci si può trovare in uno stato di coscienza molto vicino a quello raggiungibile dopo giorni e giorni di pratiche meditative. La somiglianza delle esperienze della Kundalini e di quelle psichedeliche suggerisce meccanismi di sovrapposizione o, almeno, del terreno d’azione comune di entrambi questi stati alterati di coscienza.

Oltre a questa indagine, che rivela che i due fenomeni sono qualitativamente simili, vi sono anche altre prove a sostegno della somiglianza rilevata. Per esempio l’LSD si lega ai neuroni serotoninergici nei nuclei del raphe del tronco cerebrale. Sappiamo che questo psichedelico mima l’azione della serotonina, che è un neurotrasmettitore importante in varie regioni del cervello, ma gli psichedelici sembrano esplicare il loro maggiore effetto sui neuroni serotoninergici situati nel tronco cerebrale, in strutture dei neuroni denominati raphe.

Sappiamo anche che kundalini yoga è basato soprattutto su esercizi di respirazione. I centri che regolano la respirazione sono situati nel tronco cerebrale nelle zone vicino al nucleo del raphe e in quelle che hanno collegamenti neurali con esso. La regione d’innesco nel sistema nervoso sia nelle esercitazioni di kundalini yoga che con gli allucinogeni sembra pertanto essere il tronco cerebrale. Qualcosa che si presenta nel tronco cerebrale ha conseguenze tremende per varie regioni del cervello, conducendo alle drastiche alterazioni della coscienza che caratterizzano questi due stati alterati di coscienza molto simili fra loro.

Lo psicologo americano Ram Dass (Richard Alpert) nel suo libro “L’unica Danza” racconta che una volta in un suo viaggio in India alla ricerca di guru, ne incontrò uno a cui diede un’elevata dose di LSD, ma questo asceta ingoiò l’LSD senza mostrare nessun turbamento o cambiamento nella sua persona. I guru sono persone che hanno risvegliato totalmente la Kundalini, e quindi una qualsiasi dose di sostanza psichedelica non va ad alterare lo stato di coscienza di chi sta in uno stato di coscienza che trascende tutti gli altri.

SD&M www.psiconautica.tk

fonti: Julius Evola, Lo Yoga della Potenza; Frater Kybernetes, Canapa e Spirito; Officina Alkemica, Le sostanze droganti; Donald J. DeGracia, Psychedelic Drugs & Kundalini; Wikipedia

 



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