Mai provato la birra analcolica?
È molto divertente vedere le vostre facce quando vi propongo una birra analcolica. Mi guardate come guardereste un santone che, dopo anni di erbe e intrugli della giungla, vi propone un’Aspirina. C’è un qualcosa di blasfemo, di irreparabilmente sbagliato, in questo concetto. Eppure, le birre analcoliche (secondo la legge italiana, che presentano un grado alcolico massimo del 1,2%) sono birre a tutti gli effetti, con le caratteristiche dello stile ma col vantaggio di poterne bere molta di più. Il mio primo ricordo risale alla Nanny State di Brewdog, west coast ipa da 0,5%, stupenda, dissetante, e appagante (specie in spiaggia), nata credo in concomitanza con la legge americana che permetteva ai genitori di fare un palloncino alla babysitter a fine serata, per capire se aveva chiuso il bambino in bagno e fatto una festa con 50 persone.
Negli ultimi anni, specie nel Nord Europa, le birre analcoliche si sono molto diffuse, per ragioni economiche (al Nord, sono tassate in base al grado alcolico), e piano piano arrivano anche qui. A me piace molto la Prenzlauer 0 di Pohjala, birrificio estone immerso nella natura. Si tratta di una sour con avena, lattosio e lamponi, da 0,5%. La bevuta è semplice, con una acidità sapida da frutto rosso, bilanciata dai malti e dal lattosio, che ne inspessiscono la bevuta. La mancanza di alcol la rende una birra pericolosa, da bere a litri. Col vantaggio che ubriacarsi è in pratica impossibile. Cheers!
di Michele Privitera
Titolare de “Il Pretesto Beershop” di Bologna