Proprietà collettive: un piano per il futuro dell’Appennino
Il convegno “Comunanze agrarie: oltre i luoghi comuni” si inserisce in un percorso avviato più di un anno fa insieme al gruppo di ricerca “Emidio di Treviri” che ha come finalità quella di indagare e riscoprire l’antico istituto delle Comunanze per ripensare a come e se possa ancora oggi essere uno strumento per il ripopolamento dell’entroterra. Un percorso che ha portato alla realizzazione del documentario “Le terre di tutti”.
Il docufilm è la storia delle proprietà collettive conosciute nelle Marche come “Comunanze Agrarie”. È la riscoperta lungo la dorsale appenninica dell’Italia centrale colpita dal sisma del 2016/2017 di una storia che affonda le sue radici in epoca premoderna e arriva fino a noi per raccontare di processi di organizzazione dal basso e di un differente rapporto tra uomo, territorio e risorse ambientali.
Infatti abbiamo inteso andare “oltre i luoghi comuni” come semplice nozione di spazi condivisi perché le comunanze agrarie non sono “solo” uno spazio fisico. Le Comunanze prima di essere delle “cose”, dei beni e/o dei servizi, ci parlano di un principio generale di organizzazione della società fondato su relazioni solidali orientate alla reciprocità e alla mutualità. Così come abbiamo provato a superare i “luoghi comuni” sulle Comunanze perché vogliamo che esse superino gli stereotipi e l’omologazione nei quali spesso sono racchiuse. Abbiamo voluto organizzare un incontro per andare oltre le barriere materiali e immateriali che recintano il potenziale di questa antica e modernissima forma di commons.
È possibile immaginare una terza via per la gestione dei beni, al di là della tradizionale alternativa di “pubblico” e “privato”? È possibile concepire un sistema di fruizione delle risorse (naturali e non) che sia insieme ecologicamente sostenibile, inclusivo e democratico? Domande che risultano centrali per ripensare i nostri modelli di sviluppo e di partecipazione democratica. Un ripensamento che oggi, nella crisi della modernità capitalistica, si impone con sempre maggiore urgenza.
Un itinerario possibile di fuoriuscita dall’individualismo egoista, dal dispotismo proprietario, dall’economicismo che nell’ubriacatura liberista ha guidato anche le politiche pubbliche. Una sfida alla mercificazione di ogni cosa.
Per questo siamo impegnati nel concreto in processi di organizzazione dal basso e perché un differente rapporto tra uomo, territorio e risorse ambientali potrebbe, ancora oggi, essere la chiave per far rinascere un territorio molto provato dagli ultimi eventi sismici oltre che da uno sviluppo economico che ha contribuito all’isolamento della montagna e dei suoi abitanti. Ripartire da queste riflessioni vuol dire ricostruire una comunità e partecipare ai processi, vuol dire non rassegnarsi a scelte calate dall’alto e avulse dal contesto. Fare pratiche attive sul territorio che si intrecciano con un più ampio dibattito sul concetto di beni comuni e sulla nozione dei commons, vuol dire anche sperimentare forme nuove di aggregazione e di rilancio di una economia sostenibile, di rigenerazione ecosociale dell’Appennino.
Brigate di solidarietà attiva – Terremoto centro Italia