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Proibizionismo, una questione di interessi

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Dopo le ormai tradizionali manifestazioni Antiproibizioniste come la Million marijuana March e la Canapisa, svolte anche quest’anno senza problemi, è arrivato il momento delle Fiere a tema canapa. A giugno si è svolta la seconda edizione di IndicaSativa Trade, a breve vedremo i natali delle fiere internazionali di Napoli “Canapa in Mostra” a novembre 2014 e di Roma “Canapa Mundi” a febbraio 2015.

È vita dura per i consumatori e per i malati che devono curarsi con la canapa. Dopo la caduta dell’odiata Fini-Giovanardi, con un colpo di coda il parlamento ha in pratica ripristinato la legge decaduta per incostituzionalità e si continua a finire in galera per pochi grammi di erba. La speranza dei CSC italiani è finita in una S.R.L. privata.

Negli Stati Uniti le prime aziende a tema canapa quotate in borsa stanno facendo rialzi degni dei bei tempi della Silicon Valley quando le aziende moltiplicavano il proprio valore a ritmi vertiginosi e tutti volevano investire nel mondo del software. Presto assisteremo alla nascita di multinazionali paragonabili a Windows e Apple anche nell’Hemp Industry (una forte lobby già esiste), anzi sta già accadendo. Questo porterà degli indiscutibili vantaggi visti dai tempi oscurantisti in cui siano abituati a vivere, ma sarà tutt’altro che vantaggioso se non si darà ai consumatori la libertà di coltivarsi la propria pianta nel giardino come per altri vegetali. Sarà fondamentale che tutte le realtà che vedono con obiettività la situazione attuale si adoperino per evitare il peggio e ora più che mai bisogna essere vigili e attenti dai nemici vicini. E la criminalità organizzata aumenta i suoi guadagni, i prezzi sono altissimi, la richiesta delle sostanze più lucrose è in forte crescita, l’informazione e gli interventi sulle droghe da parte dello Stato e del Governo è inesistente, mentre tutto cambia il proibizionismo sta moltiplicando i guadagni delle mafie. Gli operatori statali del settore sono lasciati allo sbando, complici i tagli dei fondi, finiti negli ultimi anni nelle casse delle comunità di recupero che oggi prosperano più che mai grazie alle agevolazioni ottenute con la vecchia legge sulle tossicodipendenze.

Gli interessi del proibizionismo finiscono dove cominciano quelli del monopolio della produzione e distribuzione di una sostanza tra le più ricercate al momento.

 



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