Proibizionismo anche per i derivati legali della cannabis
Con la rimozione della sospensione del decreto Speranza dell’ottobre del 2020, le preparazioni orali con CBD vengono inserite nella tabella dei medicinali stupefacenti. Una decisione che rappresenta un unicum in Europa e in grado di creare enormi problemi ad aziende e pazienti
Il CBD è una sostanza NON psicoattiva, presente nella cannabis. In ambito terapeutico è famoso per i suoi numerosi effetti benefici: interagendo con i recettori del nostro sistema endocannabinoide, svolge una funzione riequilibrante, antinfiammatoria, immunomodulante, ed è un potente antiepilettico.
Da sottolineare che il CBD non è una sostanza stupefacente perché NON altera la coscienza e la percezione della realtà, e non crea dipendenza.
Però siccome un decreto ha inserito questa molecola tra i medicinali con effetti psicotropi e stupefacenti, senza appositi permessi e ricetta medica per il consumatore dal prossimo 22 settembre verrà vietata la commercializzazione e l’uso di prodotti e integratori alimentari che lo contengono.
CBD AD USO ORALE STUPEFACENTE: UN DECRETO CHE ARRIVA DAL PASSATO
Tale decreto non è frutto dell’attuale governo, ma nasce nell’ottobre del 2020 e fu emanato in risposta alla richiesta di registrazione e immissione sul mercato italiano dell’Epidolex: farmaco antiepilettico a base di CBD approvato dall’EMA, inserito nella tabella delle sostanze psicotrope e stupefacenti.
Subito dopo però il decreto venne sospeso, e questo evitò il fallimento di tutte quelle aziende che, in Italia, coltivano o trasformano cannabis legale ad alto contenuto di CBD.
Negli anni scorsi l’AIFA ha approfondo le ricerche e, contro ogni evidenza scientifica, non si è espressa contro l’iscrizione del cannabidiolo nella tabella delle sostanze stupefacenti, dichiarando che l’uso può alterare la psicologia del nostro cervello. In realtà alterano la psicologia del nostro cervello anche il caffè, il tè, la camomilla, l’alcol in generale; e persino praticare sport o innamorarsi.
Ma evidentemente c’è interesse a vietare, dopo il THC, il secondo cannabinoide ad effetti terapeutici, maggiormente presente in quella pianta che oggi spaventa le case farmaceutiche, come agli inizi del 900 spaventò l’industria del petrolio.
Il CBD non è pericoloso per la salute umana, lo dimostra il fatto che l’EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare) sta valutando di autorizzare prodotti a base di CBD come Novel Food.
Invece nel nostro paese, con l’attuazione di questo nuovo decreto, chiunque potrebbe finire nei guai con la legge. Occorrerebbe la prescrizione medica per usare oli e altri prodotti alimentari contenenti CBD. Pazzesco se pensiamo che in ogni altro stato d’Europa ci saranno prodotti alimentari a basa di cannabidiolo persino negli scaffali dei supermercati; esattamente come avviene già in molti stati USA, in Canada.
Il decreto si riferisce espressamente ai preparati ad uso orale, mentre vengono esclusi prodotti a base di CBD ad uso topico. Questo vuol dire che i fiori ed i prodotti ad uso cosmetico contenenti CBD, rimarranno comunque legali. Sicuramente però il nuovo decreto genererà non poca confusione, e danneggerà un settore già fortemente penalizzato dal pregiudizio e dall’ideologia proibizionista. Verrà vietata la produzione di prodotti edibili contenenti CBD a chi non avrà apposita autorizzazione; mentre dovrebbe rimanere tutto invariato in merito alla produzione di canapa legale (a basso contenuto di THC 0.2%-0.5%) e relativa estrazione di cannabinoidi e terpeni.
UN’EUROPA A DUE VELOCITÀ PER LA CANNABIS
Un giro di vite che serve a scoraggiare ulteriormente l’economia della cannabis in Italia. Assurdo se confrontato con le scelte che invece prendono altri paesi europei come il Lussemburgo o la Germania: il primo ha da poco reso legale l’autoproduzione e il possesso di piccole quantità di cannabis; il secondo lo farà a breve, esattamente come ha già fatto Malta.
Oggi, negli USA, sono aumentati incredibilmente gli introiti degli Stati che hanno legalizzato la cannabis e le filiere; ed è la normale conseguenza alla regolamentazione di un mercato che già esiste, ma è nelle mani delle mafie. Eppure è negli USA che la cannabis fu proibita; oggi sappiamo che il motivo fu quello di salvaguardare gli interessi della nascente industria del nylon e della carta stampata che usava cellulosa da albero. Una serie di fake news abilmente diffuse da chi aveva potere sugli organi di stampa. Fu semplicissimo avendo a disposizione anche le squadre speciali che si erano occupate di contrastare l’alcol appena legalizzato.
Generato il “mostro Marijuana” riuscirono a farla vietare praticamente a livello mondiale, e questo comportò la distruzione dell’industria della canapa tessile, a vantaggio di quella delle corde e dei tessuti sintetici. Sicuramente questo ha fruttato parecchio a chi investì nei settori concorrenti, ma è stato peggio della bomba atomica. Basta pensare a tutte le reti da pesca usate negli ultimi 100 anni: se fossero state fatte in corda di canapa, i mari e gli oceani non sarebbero tanto devastati.
Un rapporto di FAO e Unep del 2009 stimava che ogni anno, in tutto il mondo, vengono abbandonate o perse dalle 640mila alle 800mila tonnellate di attrezzi da pesca (principalmente reti, cordame, trappole, ecc). Nel Mediterraneo, recenti ricerche condotte in diverse località, indicano che le reti da pesca possono rappresentare addirittura la maggior parte dei rifiuti marini.
Una sola di queste reti, che praticamente non si decompone mai, cattura circa il 5% della quantità di pesce commerciabile mondiale.
Eppure è sempre stato sotto gli occhi di tutti che fumare l’erba non fa male: l’Olanda, a riguardo, è da sempre il laboratorio d’Europa. Chiunque sia stato ad Amsterdam ha avuto modo di vedere che lasciare libero l’uso di cannabis non danneggia in alcun modo la società.
STATO, MAFIA E BIG PHARMA
Eppure, esistono ancora i proibizionisti.
Difficile non cadere nelle maglie del complottismo, ma dopo aver saputo dei rapporti che ci sono stati tra lo Stato e la mafia, o il servilismo nei confronti Big Pharma, viene spontaneo pensare che in Italia non si legalizzi per garantire gli interessi di chi proprio non vuole che questa pianta possa essere libera per tutti.
Chi ci governa non ha assolutamente a cuore la salute del popolo, e lo dimostra il fatto che vorrebbero pagare i taxi a chi fa un uso irresponsabile di alcol, e si accaniscono contro i consumatori (anche responsabili) di cannabis minacciandoli di “ergastolo della patente”.
Ma cosa aspettarsi da chi non riesce a garantire per legge il salario minimo, ma ripristina i vitalizi e aumenta gli stipendi ai capigruppo parlamentari?!
Da anni, anche in Italia, si producono e commercializzano prodotti al CBD efficaci per contrastare ansia, stress e disturbi del sonno; senza che sia stato mai registrato un problema sanitario collegato all’assunzione di olii, capsule o cristalli. Da quando uscì la legge “242” nel 2016, sono nate centinaia di aziende che si occupano appunto di coltivazione e/o trasformazione di cannabis ad alto contenuto di CBD. Moltissimi giovani hanno trovato lavoro grazie al crescente interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del cannabidiolo, che oggi è usato nel trattamento dell’epilessia anche nei bambini.