Proibizionismo: chi ci perde, chi ci guadagna
“Vendere semi di canapa danneggia gravemente la salute!” Potrebbe essere lo slogan per una campagna di sensibilizzazione sulla situazione che devono subire centinaia di lavoratori in Italia. Nonostante vendere semi di canapa sia legale, i negozianti devono subire continue perquisizioni in casa, sequestri, denunce, a volte processi. Chi vende semi viene accusato di “istigare alla coltivazione”, anche se l’interpretazione giuridica dell’istigazione parla chiaramente di indurre qualcuno che non ne aveva intenzione a commettere un reato, e infatti molti negozianti vengono assolti. Nonostante questo, si continua a impiegare personale addetto alla “Sicurezza” per controllare persone che agiscono alla luce del giorno, che pagano le tasse e fatturano regolarmente quello che dovrebbe essere “l’arma del delitto”. E mentre lo Stato è impegnato a debellare i negozianti di semi, il consumo di cocaina raggiunge i massimi livelli, ma aumentano i controlli e i sequestri di erba, migliaia di giovani e meno giovani controllati e incarcerati per pochi grammi.
Nel mondo milioni di persone sono criminalizzate, miliardi di euro sono spesi in una guerra inefficace e improduttiva. Gli sforzi di riduzione del danno e di promozione di un uso responsabile delle droghe sono attivamente ostacolati dai governi. Nel frattempo, il mercato delle droghe rimane nelle mani della criminalità organizzata, i cui enormi guadagni distorcono l’economia globale generano corruzione diffusa. Le politiche sulle droghe dovrebbero essere una questione di sanità pubblica, non di sicurezza. Le leggi sulle droghe servono ad avere un controllo sociale, se uno Stato ha 6 milioni di cittadini ricattabili grazie ad una legge, saranno più deboli, meno disposti ad alzare la testa. Un aspetto che incide maggiormente sul tema è quello economico, un paio di anni fa abbiamo pubblicato su questa rubrica un lavoro unico nel suo genere, il riassunto di un economista che ha calcolato i costi del proibizionismo. I risultati erano da brivido: “è stato calcolato che dal 2000 al 2005 il proibizionismo sia costato in Italia circa 60miliardi di euro (in media dieci all’anno), di cui circa 8miliardi all’anno in termini di mancate tasse sulle vendite (ovviamente soprattutto di cannabis) e 2miliardi all’anno di spese per l’attività repressiva. Eravamo nel 2008! Nello Stato della California hanno deciso di usare questa logica economica per risanare i disastrosi conti dello Stato, questa scelta porterà ingenti introiti nelle casse dello Stato e attiverà un economia tutta nuova; favorirà la crescita economica del Paese, creerà nuovi posti di lavoro, toglierà fondi alla criminalità organizzata, diminuirà i danni collaterali, così come i costi sociali e sanitari grazie ad un controllo sulla qualità della produzione e del consumo. L’Italia continua con la linea dura del proibizionismo, che richiede l’impiego di risorse di polizia, magistratura, carceri, comunità e ospedali.
Quante volte ci siamo chiesti, ma chi ci guadagna? Subito vengono in mente le organizzazioni criminali che avendo il monopolio sul mercato, avrebbero molto da perdere con la legalizzazione. Un altro aspetto che pochi notano sono gli enormi interessi economici delle comunità di recupero, alcune sono diventate molto potenti, in Italia abbiamo la sfortuna di avere la comunità più grande d’Europa, in parte finanziata e autorizzata dallo Stato e che annovera tra i suoi più stretti collaboratori, nonché soci, alcuni politici di fama nazionale. Le comunità dovrebbero essere associazioni senza scopo di lucro, eppure a volte si trasformano in macchine per fare e distribuire soldi. Poi c’è la parte della repressione, le forze dell’ordine fanno controlli quotidiani e blitz straordinari in nome della lotta alla droga, dichiarando i “Kg di droga sequestrati”, senza fare distinzione tra cocaina, eroina o canapa. Nello specifico queste operazioni costano ai cittadini circa 2 miliardi di Euro l’anno, e questo mentre il governo taglia ogni anno fondi alle forze dell’ordine, facendo campagna elettorale sulla sicurezza.