Proibire, reprimere e arricchirsi
La nostra Repubblica è fondata sull’egoismo, altro che lavoro. Viviamo in una Nazione che reprime la curiosità, l’entusiasmo, che tramite l’informazione (cosiddetta) vorrebbe farci credere il contrario di quello che vediamo con i nostri occhi, che sentiamo con le nostre orecchie, i mezzi di informazione e i politici mettono in dubbio gran parte della conoscenza umana, senza vergogna. Molto spesso questi “atteggiamenti” sono dettati da spinte ideologiche e poco chiare, ma è evidente l’ignoranza o la cattiva fede che li contraddistingue.
A partire dai grandi temi come la guerra, i cpt, le tav e le centrali nucleari e a carbone, la riforma dell’istruzione, le varie finanziarie che si susseguono, dove le popolazioni esprimono in maniera esplicita la propria opinione e il proprio dissenso attraverso proteste di vario tipo, ma le politiche attuate dal potere vanno sempre nella stessa direzione, economia distorta e liberistica, niente considerazione per madre natura, per le persone che vivono nei territori. I politici antepongono sistematicamente gli interessi dei lobbisti di turno, che evidentemente hanno più peso della popolazione che puntualmente farà i conti con le problematiche derivanti dalle decisioni prese dai potenti.
Abbiamo criticato fortemente in questa rubrica la cosiddetta Legge Urbani prima della sua pubblicazione nel 2007, la comunità internauta ha denunciato con forza le conseguenze negative che ne sarebbero scaturite, ovviamente siamo stati tutti largamente ignorati, dai politici, dai media e oggi a tre anni circa dall’attuazione, in questo caos politico ed economico si parla di modificarla perché si è scoperto uno degli effetti collaterali denunciati da più parti. Un esempio: il Bar sotto casa mia voleva installare una Wi-fi aperta per attirare clienti durante le ore più calme, ha dovuto desistere perché avrebbe dovuto dotarsi di software adatto, mettere una password e dare l’accesso internet solo dopo aver registrato i documenti di chi avrebbe voluto usufruire del servizio. Una cosa onerosa per un internet caffè, figuriamoci per un Bar o una qualsiasi attività estranea ai tecnicismi necessari.
Viaggiando in altri Paesi europei, con il mio smartphone mi collego puntualmente ad accessi sparsi in tutta la città, nei pressi di aeroporti, biblioteche, pub, bar e comuni cittadini che decidono di condividere il proprio accesso Wi-fi; questo permette di accedere alla rete a tutti coloro che non potrebbero permettersi un abbonamento e a chi è lontano da casa. In Italia no! L’Italia è una Repubblica fondata sull’egoismo: per legge non si può condividere il proprio accesso alla rete!
Il risultato è che nella classifica della copertura Internet nei paesi Europei, l’Italia risulta nella posizione 41. La dimostrazione che non servono denaro e infrastrutture per “connettere il Paese”, è il fatto che in questa classifica la Romania risulta in quarta posizione. Inoltre noi cittadini Italiani paghiamo circa 10 volte più per una connessione ad internet della media europea. Pensateci bene quando sentite un politico parlare di Internet, una delle famose tre “I”.