Procedure operative standard e linee guida per coltivazione e produzione di cannabis
Quando leggi le informazioni fornite dalle aziende produttrici di fertilizzanti, da commercianti, venditori online e forum sul web, la coltivazione di una pianta può sembrare un tantino complicata e un po’ scoraggiante per i nuovi arrivati. Le domande più rilevanti che uno dovrebbe porsi prima di iniziare una growroom sono due: quali informazioni sono utili per il mio tipo di coltivazione e con quali prodotti mi trovo più a mio agio?
Successivamente dovresti chiedere a te stesso se stai usando i prodotti in maniera corretta e se stai facendo un prodotto finale che può essere usato in modo sicuro. L’industria della cannabis sta andando verso il mercato globale, per cui logicamente ci saranno regole sempre più ferree e maggiori controlli sui prodotti finali, che saranno monitorati e testati prima della loro immissione sul mercato. Quindi, di cosa deve essere consapevole il coltivatore per ottenere un prodotto sicuro che sia adatto per tutti gli utenti?
Questa corsa orientata al profitto, il cui obbiettivo è commercializzare i prodotti di cannabis e inondare gli scaffali dei supermercati, rende sempre difficile comprendere la qualità dei prodotti, la loro purezza e conoscere le giuste concentrazioni adatte ai singoli casi: oggi più che mai, vista la gran varietà di prodotti disponibili. Bisognerebbe allora ricorrere al vecchio e caro metodo di prove ed errori, ovvero trovare le cose che funzionano davvero ed eliminare tutte quelle altre che non fanno altrettanto, ma da dove si comincia? Questa è una sfida complicata per un individuo, sia in termini di tempo che di costi.
I coltivatori hanno necessità di essere regolamentati, e il lavoro che svolgono esaminato attentamente, se i loro prodotti o parte di essi sono fatti per essere usati in beni di largo consumo. Nella maggior parte degli stati U.S.A dove la cannabis è legale come in Colorado, Washington, California e Oregon, le procedure operative prevedono contenuti ammissibili di pesticidi, insetticidi e metalli pesanti. Invece in Europa pare che la priorità sia in primo luogo il limite di THC, e solo in seconda battuta la microbiologia del materiale vegetale!
C’è bisogno di quadri normativi simili in tutto il mondo sia per quanto riguarda il consumo umano che per quello animale o per i prodotti per uso esterno. Un organismo indipendente che monitori in maniera continua i prodotti al dettaglio (a livello di consumatore finale), per far sì che vengano rispettati i protocolli e la corretta etichettatura delle merci. Una recente indagine condotta su 20 prodotti – con determinate concentrazioni di CBD dichiarate – presenti negli scaffali di alcuni punti vendita ha mostrato come 2 di questi articoli non avessero tracce di CBD. Ma non solo, in altri le concentrazioni di CBD (mg/g) erano inesatte e in alcuni prodotti considerati vegani sono state trovate tracce di prodotti animali. Se un prodotto sostiene di contenere certi principi attivi, questi dovrebbero come minimo essere riscontrabili in tale bene perché se non ci si può più fidare del mercato il rischio è il crollo per tutti i produttori.
Il fatto che opportunisti affamati di guadagno traggano vantaggio a scapito dei consumatori rappresenta l’anello debole della catena, e sta rovinando questo mega-mercato emergente di prodotti a base di CBD. Mentre le aziende stanno incrementando il loro capitale grazie ai nomi dei propri prodotti e delle tecnologie di cui hanno il brevetto, il numero di quelle effettivamente operative nel settore della cannabis è decisamente minore di quanto si potrebbe pensare. Molte aziende operano nei mercati azionari e stanno ottenendo grossi capitali facendo perno su voci, promesse e pettegolezzi. Le start-up di questi nuovi attori appassionati di cannabis sembrano più interessate alla compravendita di azioni speculative che alla capacità di offrire prodotti solidi, affidabili e omogenei tra loro. Si direbbe che l’ingresso di qualsiasi nuova industria nel mercato globale porti con sé un periodo di eccitata volatilità e turbolenza prima che le cose si stabilizzino nella solidità e nell’affidabilità.
La ricerca diventa essenziale in tutti gli ambiti di questo settore, e le collaborazioni stanno diventando la norma piuttosto che l’eccezione. Ma i dati della ricerca impiegano del tempo prima di poter essere applicati, per cui come fa la persona malata a sapere cosa deve contenere un prodotto per trattare la propria condizione? Come fa a conoscere quale è il prodotto adatto, come e perché agisce e dove lo può trovare? Quando un nuovo prodotto alimentare entra negli scaffali dei supermercati ha bisogno di determinate approvazioni per essere tracciabile e sicuro. Deve soddisfare certi requisiti nei test di laboratorio e, così come avviene per ottenere il certificato di prodotto organico o biologico, deve superare tutte le procedure collegate a ogni fase del percorso. Dichiarare cose false, o non provate scientificamente, è pericoloso oltre che sbagliato. Questo è il motivo per il quale l’industria della cannabis si deve allineare al più presto agli altri settori.
Perché queste procedure non vengono applicate automaticamente agli oli di CBD in Europa? La semplice ragione è che per la maggior parte dei paesi UE gli standard, i test di laboratorio, i livelli permessi di sostanze e altri parametri sono diversi: in pratica non c’è omogeneità tra i paesi dell’UE, dove tutto è dettato dall’adeguamento alle leggi sui livelli di THC e sulle varietà registrate di canapa certificata dall’UE. Questo è il motivo principale per cui nel mercato ci sono molti prodotti di bassa qualità.
Ma perché si dovrebbe mentire sugli ingredienti o sulle proprietà del prodotto o sui suoi componenti? Ciò ci porta ai concetti base dell’economia! Per produrre e far arrivare ai negozi un buon supplemento che offra aiuto ed effetti positivi ci vuole esattamente lo stesso carico di lavoro necessario per immettere sul mercato prodotti scarsi, utili solo a generare profitto. Quindi perché non assicurarsi che questi beni soddisfino dei livelli minimi di qualità?
Per fare paragoni tra prodotti è necessario standardizzare le scale di misurazione dei principi attivi presenti. Per esempio, classificare i componenti contenuti nell’olio con una scala milligrammi/grammo (mg/g) è più comprensibile per l’utente che farlo indicando le concentrazioni percentuali (%) sul volume del liquido.
Dato che opero da decenni nell’ambito della coltivazione, delle genetiche e delle estrazioni, conosco tutti i trucchetti che le aziende usano per promuovere le loro nuove linee di prodotti. Le campagne pubblicitarie e di marketing sono molto attraenti ma cosa rende buono un prodotto e come può il comune consumatore acquisire le conoscenze per capire quello di cui ha veramente bisogno?
Oggi istruire mediante un’informazione corretta è davvero necessario per far capire alla gente in che modo i diversi prodotti di cannabis per il benessere personale sono utilizzabili. Trattare il cancro usando semplicemente olio con alte concentrazioni di CBD – solo perché hai sentito da qualche parte che questo aiuta – non è corretto né utile per nessuno. I forum online con utenti che sperimentano quantità, tecniche e modalità di somministrazione, sembrano essere la fonte più ricca di informazioni reali alla quale attingere. La mancanza di test sull’uomo, così come la lentezza delle procedure ufficiali, impediscono talvolta il progresso e hanno generato questo fenomeno dello scambio di informazioni online a livello individuale. Fino a quando le case farmaceutiche non svilupperanno e formuleranno terapie e svolgeranno test sull’uomo, questi scambi online tra individui saranno le sorgenti informative per le persone comuni.
In Europa molte persone non hanno la possibilità di accedere ai laboratori e di fare i test, ma in realtà, spetta alle aziende assicurarsi che la loro produzione soddisfi gli standard. Se si osserva la quantità di laboratori sorti in diversi stati U.S.A per sfruttare l’obbligatorietà dei test (la qual cosa presenta a mio avviso ancora qualche problema), si vede come la direzione verso la quale ci si muove è quella di un approccio sempre più scientifico. Ovviamente tutti gli standard devono essere scritti nero su bianco ed essere rispettati, pena l’emissione di multe per chi non segue le regole del gioco!
Per avere il controllo sui prodotti finali si devono applicare gli obblighi normativi a tutti i tipi di impianti, da quelli di trasformazione a quelli di imballaggio passando per le cucine dove si lavorano i prodotti alimentari. Essere responsabili ed affidabili sono qualità essenziali, in quanto questo settore si sta affacciando a quello degli integratori alimentari che ha milioni di utenti in tutto il mondo. È necessario avere presente sia il quadro generale che le singole storie quotidiane. Ciò che per i coltivatori è fondamentalmente una coltura a basso costo, può essere lavorata per ottenere tutta una serie di prodotti molto utili che consentono alle persone che soffrono di problemi muscolari o di convulsioni, di alleviare i sintomi senza effetti secondari negativi o rischi per la salute dell’utente. Quantomeno si tratta di un’alternativa sicura e in grado di reinserire molti lavoratori con differenti professionalità nel mercato del lavoro.
Tutto sommato se i produttori operano in un quadro normativo corretto, sono supervisionati ed economicamente compensati per creare un prodotto sicuro, questo mercato avrà successo sotto molti punti di vista.
Se quanto sopra auspicato fosse utile anche solo per allontanarci dai danni dell’uomo industrializzato, ci saremo almeno diretti verso un nuovo cammino, migliore e più sicuro!