Problemi, conseguenze e rimedi biologici
Il panorama dei problemi, e delle loro conseguenze, in agricoltura è materia assai ampia. In questo articolo tracceremo solo un quadro sommario di quelli più frequenti, in condizioni di circolazione aria e temperatura ottimali. Problemi, carenze ed eccessi. Per “problemi” comprendiamo una serie di eventi o causalità che portano a degli squilibri nell’apparato suolo-pianta, che concatenandosi a loro volta danno come risultato leggibile dei segni sulle foglie, o sulle radici, oppure nella crescita, stentata o sproporzionata, dell’intera pianta. Vediamo i più ricorrenti:
Irrigazioni frequenti o eccessive: causano la mancanza di ossigeno e quindi asfissia radicale, nei casi più gravi la successiva formazione di marciumi radicali per via dei batteri anaerobi. Il rimedio più semplice è fare un terriccio ben areato con bentonite, zeolite e aggiungervi le mycorrize con batteri fissatori positivi atti a prevenire la formazione di quelli nocivi. Innaffiare sempre moderatamente e nella giusta successione secondo le necessità della pianta (per esempio partendo da 100, 200…500ml\2gg per pianta).
Vasi troppo piccoli o sottodimensionati rispetto alla grandezza della pianta portano presto ad una situazione di radici troppo fitte. Visto che le radici danno come essudato l’acido carbonico, è facile capire quanto questo possa influire sul valore di pH, sull’assorbimento dei nutrimenti, e come questi possa esser letto erroneamente come una carenza. Proprio come accade per la mancanza di carbonio organico per l’assorbimento dell’azoto. Oltretutto l’ossigeno che viene a mancare fa in modo che le radici non possano replicarsi e vivere senza il suo sostentamento. Quindi se il problema è il poco ossigeno unito allo squilibrio di “pH -“ ammenderemo il terriccio del nuovo travaso con cenere e zeolite (per il pH), bentonite, pomice leggera ecc. ( per l’aria). Dimensionando il vaso secondo le necessità di crescita della pianta (1L fino a 10 gg-12 L fino a 30 gg e 20L fino a fine fioritura per esempio).
Eccessi di fertilizzante: sono facili da scoprire, come è facile imbattervi specie alle prime esperienze. L’importante è tenere un quadro chiaro di quello che abbiamo fornito, magari appuntandolo di volta in volta in un agenda. Gli eccessi si hanno quando il valore dei minerali disciolti nel terriccio è superiore a quello della tensione che le radici possono sopportare (valore EC).
Eccesso di azoto: si traduce solitamente in foglie verdi molto scure che si incurvano poi verso il basso e quelle piccole su se stesse, talvolta assumono un aspetto incartapecorito, se l’eccesso è unito a quello di P e K soprattutto. Il danno maggiore provocato dall’eccesso di azoto è che le cellule si allungano troppo e diventano deboli, quindi facilmente attaccabili dai patogeni. Inoltre la pianta si allunga a dismisura e non regge il suo peso nelle fasi successive (eziolatura).
Eccesso di fosforo: si ha un blocco progressivo dell’assorbimento di potassio, e viceversa per l’eccesso di potassio, con le conseguenze visibili che spiegheremo fra poco nelle deficienze di entrambi. In ambo i casi è sufficiente ridurre i dosaggi di fertilizzanti o sospenderli per 10 gg. Dobbiamo sempre considerare che se nel terriccio ci fossero materiali organici in graduale decomposizione, farebbero sovrapposizione, e quindi il valore di minerali convertiti sarebbe sopra il consentito per l’assorbimento da parte delle radici (valore EC).In questo annoso problema che coinvolge molti BIOgrowers vorrei far notare che la zeolite svolge un ruolo sensazionale. Grazie al suo potere di scambio cationico elevato, infatti assorbe gli eccessi di ioni convertiti disciolti nel terriccio e li restituisce quando l’osmosi lo richiede ossia quando l’EC è nuovamente basso (effetto tampone o “buffering”).
Carenze nutrizionali: conseguenze di una mancanza di “cibo”. Possono essere causate da eventuali concatenazioni di squilibri di diversa origine come visto in precedenza. L’importante è fare un’attenta diagnosi per non incorrere in errori di valutazione. Chiaramente una volta fatta pratica, approfondendo l’argomento con l’ausilio di fotografie, sarà più facile leggere in anticipo qualsiasi segno e prevederne subito il rimedio per tempo. Fermo restando che utilizzando un fertilizzante “veramente completo”, non si incorre mai in problemi di carenze e si devono gestire solo eventuali squilibri collaterali, avendo così più chiaro il quadro di lettura per esclusione. Vediamo ora i segni della mancanza di elementi primari.
Azoto: progressiva colorazione delle foglie, specie su quelle più anziane in basso, dal verde al giallo, dai margini estremi della foglia verso lo stelo. Si è soliti sopperire a questa carenza con del fertilizzante per la crescita che contenga sangue di bue, carniccio, humus, e biostimolatori con amminoacidi che ne velocizzano l’efficacia. Questi ultimi contenendo anche ferro e magnesio, utili per la clorofilla, fanno si che il verde ritorni brillante e la crescita copiosa.
Fosforo: macchie bruno grigiastre che dai bordi delle foglie mediane e alte, vanno verso la nervatura. Questa mancanza si può prevenire con il guano pellettato nel terriccio che assicura un alto tenore di fosforo come pure calcio e magnesio molto utili per la struttura e il metabolismo.
Potassio: chiazze gialle sulle foglie mediane, accompagnate da bruciacchiature che seguono i bordi delle foglie, nei casi drastici prendono gradatamente tutta la foglia dai margini allo stelo, irrimediabilmente. Di solito si pone rimedio con borlanda fluida contenuta in molti fertilizzanti o artigianalmente con della cenere di legna (pH+). E’ comunque buona regola trovare un fertilizzante bilanciato, completo e testarlo a seconda delle varietà per non incorrere in ulteriori errori; infatti i dosaggi dello stesso prodotto possono differire a seconda della razza coltivata, talvolta anche fra la stessa varietà di seme (clonare evita problemi).
Gli squilibri di pHz altra voce nell’elenco delle variabili da considerare. Ma dobbiamo pensare di essere molto fortunati, infatti per tutti i discorsi fatti sul materiale organico e gli acidi umici e fulvici, sappiamo che questi regolano automaticamente gli squilibri di pH, sia per le reazioni acide che per quelle basiche. Ma vediamo come possiamo correggere ulteriormente eventuali squilibri di questa natura nei casi più estremi che si possono verificare. Quando il pH del terriccio scende drasticamente si possono notare macchie necrotiche di tessuto sulle foglie o macchioline circolari marroni le quali sono sintomo di deficienza di microelementi. Per questo se non siamo stati attenti in precedenza possiamo correggere questa situazione con della cenere e vedere se è il caso di travasare per il discorso fatto in precedenza sulle radici fitte e i marciumi dovuti a troppa acqua. Nel caso invece abbiamo delle acque di irrigazione molto dure (basiche con pH >8.5) possiamo intervenire direttamente nell’acqua correggendola con acido citrico da succo di limone (fino pH 6.3-7).