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Il problema non sono le droghe, ma il proibizionismo

Iniziativa in Nuova Zelanda per cambiare il sistema e legalizzare tutte le droghe

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“Non abbiamo un problema globale di droga; abbiamo un problema di politica globale sulla droga. Si chiama proibizionismo e sembra che non siamo sicuri di come risolverlo. Ma la Nuova Zelanda ha alcune idee”.

Inizia così un articolo del dottor Julian Buchanan, professore in pensione, pioniere della rivoluzione del danno, ed esperto a livello internazionale di politica sulle droghe, per lanciare l’iniziativa della neonata Harm Reduction Coalition Aotearoa, che ha scritto una lettera aperta – indirizzata al governo neozelandese – chiedendo l’implementazione di “una nuova legge sulla droga, basata sull’evidenza e adatta allo scopo, per regolamentare legalmente tutte le sostanze psicoattive (incorporando quelli che sono attualmente legali)”.

La lettera, non a caso, è stata inviata il 7 maggio, la giornata mondiale della Riduzione del danno, ed è stata sottoscritta da oltre 150 firmatari tra i quali figurano 29 organizzazioni e numerosi professori, medici e operatori di ONG.

LA NASCITA DELLA HARM REDUCTION COALITION AOTEAROA

“Stiamo cercando di porre fine al danno derivante dalla proibizione della droga che prende di mira strategicamente i Maori, i giovani, i poveri e le persone con bisogni cronici insoddisfatti, portando ad arresti, incarcerazioni ed esclusione sociale sproporzionati”, spiega il professore, facendo l’esempio di Alex Hon Kuen Ho, un giovane neozelandese che ha scoperto che la cannabis lo aiutava a gestire il suo autismo, ma che ha dovuto rinunciare all’automedicazione a causa della paura e delle minacce poste dal proibizionismo.

La storia di Alex, nutrita dalla sua tenacia, è stata il collante che ha riunito un gruppo ristretto di persone, guidate da Wendy Allison – attivista e pioniera della riduzione del danno – che insieme al dottor Buchanan ha contribuito a creare la nuova associazione.

I DANNI DEL PROIBIZIONISMO

“La maggior parte del consumo di droga, di tutti i tipi, non costituisce un problema. E lo sarà molto meno se le forniture di stupefacenti saranno regolamentate. Abbiamo confuso i considerevoli danni del proibizionismo con quelli delle droghe”, spiega Buchanan evidenziando che: “Dobbiamo andare fino in fondo quando affrontiamo il proibizionismo. Cercare di regolamentare particolari droghe caso per caso all’interno del paradigma del proibizionismo – un sistema che ha arbitrariamente demonizzato l’uso di alcune droghe psicoattive, promuovendo al contempo l’uso di altre droghe psicoattive, spesso più dannose – non fa altro che consolidare e legittimare un approccio non scientifico, dannoso e un sistema insostenibile”.

Secondo il professore è necessario sfidare e abolire “il concetto stesso di proibizione”, perché “è probabile che le concessioni per regolamentare legalmente alcune droghe proibite si basino sulle stesse nozioni di paura fuori luogo, propaganda e rischio esagerato, portando a riforme frustranti che assomigliano al Proibizionismo 2.0”.

Questa nuova iniziativa rappresenta dunque “un’opportunità per sviluppare una legge sulla droga di livello mondiale”.

“La nostra proibizione globale della droga sta distruggendo vite umane attraverso la criminalizzazione e l’incarcerazione, lo stigma e la paura. Sta uccidendo le persone negando loro la riduzione del danno e la sicurezza, quando i mercati non regolamentati implicano che potrebbero non sapere cosa stanno consumando, o quanto. Sta causando il caos nelle comunità, destabilizzando addirittura interi paesi, a causa della violenza che incentiva”.

LE RICHIESTE DELL’ASSOCIAZIONE

E la HRCA lancia le proprie richieste concrete:

  • Porre fine al proibizionismo sulla droga revocando il fallito Psychoactive Substance Act del 2013 e il Misuse of Drugs Act del 1975 (come raccomandato nella New Zealand Law Commission Review nel 2011).
  • Garantire che il possesso, la coltivazione e la produzione da parte di adulti di tutte le droghe siano legali per uso personale.
  • Smantellare le politiche che rafforzano il proibizionismo sulla droga, garantendo l’annullamento di tutti i precedenti penali e le condanne legate al possesso, alla coltivazione e alla produzione di droga.
  • Garantire che le politiche sulla droga siano radicate nella scienza e nell’evidenza, sostenendo i principi della riduzione del danno e dei diritti umani.
  • Stabilire una nuova legge sugli psicofarmaci, gestita dal Ministero della Salute, per regolare tutti gli aspetti della fornitura di farmaci psicoattivi.

“La Nuova Zelanda ha una ricca storia di leadership nella riforma sociale“, conclude il professore ricordando che: “È stato il primo paese al mondo in cui le donne hanno ottenuto il diritto di voto (1893), il primo a lanciare un programma nazionale per la fornitura di siringhe sterili (1985) e il primo paese a legalizzare esplicitamente il controllo dei farmaci (2021)”.

“Con buone ragioni, l’HRCA ritiene che esista un’altra opportunità ad Aotearoa (il nome Maori della Nuova Zelanda, ndr): sviluppare una legge sulla droga di livello mondiale che sia razionale, responsabile, giusta e basata sulla scienza e sull’esperienza, una legge che ponga fine alla debacle del proibizionismo e metta al primo posto la salute e il benessere delle persone”.



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