È primavera, tempo di assoluzioni
Tutti i nodi vengono al pettine, e anche i nodi giudiziari riguardanti i commercianti di semi di canapa cominciano a sciogliersi. Ultima assoluzione in ordine temporale riguarda il team Semitalia, che nel primo dei due procedimenti mossi contro di loro per istigazione alla coltivazione, sono stati assolti dalla procura di Firenze “per non aver commesso il fatto”. Giustizia è fatta. Per lo stesso “reato”di istigazione alla coltivazione sono accusati decine di commercianti sul territorio nazionale, in questi tempi di garantismo “diffuso e interessato”, chi vende lecitamente un prodotto legale alla luce del giorno con regolari fatture e scontrini fiscali, viene condannato dai media e poi assolto in tribunale, per molti reati realmente gravi si chiude un occhio, tutti e due, se l’eventuale imputato è il potente di turno.
Nessuno sa con precisione quanti siano i procedimenti avviati dalle procure per istigazione alla coltivazione, si presume oltre i cento ma si conoscono il numero delle assoluzioni e delle condanne, vincono le assoluzioni 17 a 2. Avete capito bene, i casi di assoluzione sono talmente alti che spesso i magistrati preferiscono non procedere oltre l’udienza preliminare, a volte anche prima. Questo è successo in moltissimi casi, che ovviamente non figurano tra le assoluzioni, visto che il giudice ha ritenuto opportuno non “iniziare” un processo perché non vi erano i presupposti.
Bolzano e Ferrara, ad esempio, sono procure particolarmente “sensibili” e, immaginiamo, protette. Si continuano a sperperare soldi pubblici ordinando centinaia di perquisizioni clamorose con migliaia di agenti impegnati nelle perquisizioni, contribuendo a intasare la macchina della giustizia con processi che nella 95% dei casi finiscono in assoluzioni.
In queste perquisizioni, le ore lavorative delle forze dell’ordine sono impiegate in maniera alquanto discutibile, visto che perquisiscono case e negozi alla ricerca di semi regolarmente fatturati e perfettamente legali, chissà che ne direbbero i politici che tengono tanto alla “sicurezza sulle strade”.
Un altro problema, molto concreto, sono i danni subiti dagli imputati riconosciuti innocenti; infatti il commerciante in questione, una volta assolto, si è liberato di uno stressante processo penale lungo anni, ma solo dopo aver subito perquisizioni a casa, nei luoghi di lavoro, telefoni sotto controllo e intercettazioni ed eventuali sequestri di merce. Come se non bastasse, spesso finisce sui giornali alla stregua di uno spacciatore, pubblicazione quest’ultima che non verrà mai smentita in seguito all’assoluzione.
I danni morali ed economici di questa macchina repressiva sono evidenti a chiunque, ma questi non saranno mai né riconosciuti né rimborsati. Addirittura c’è chi è costretto a chiudere l’attività avviata con molti anni di sacrifici perché sfinito dai continui attacchi; ovviamente questo presume posti di lavoro e tasse, sottratti alla flebile economia del Paese.