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I primi passi dell’accordo di Escazú per chi difende l’ambiente

Si è tenuta la prima conferenza dei 12 paesi dell'America Latina firmatari dell'accordo. Il cammino però è ancora lungo

La prima COp dell'Accordo di Escazù

A un anno dall’entrata in vigore dell’accordo di Escazú, i 12 paesi firmatari si sono riuniti per muovere i passi necessari affinché la tutela delle persone che si battono per l’ambiente in America Latina sia concreta ed efficace.

Nella prima conferenza tenutasi in Cile si sono stabilite le regole di funzionamento, sono stati eletti i rappresentanti del tavolo direttivo, e soprattutto si sono decisi la composizione e il funzionamento di un Comitato di appoggio all’applicazione e al compimento di Escazú. Questo comitato sarà eletto il prossimo anno durante una COP straordinaria in Argentina.

L’importanza dell’Accordo di Escazú – firmato al momento da 12 paesi su 33 – risiede negli strumenti legali che mette a disposizione di difensori territoriali e attiviste per l’ambiente in una tra le regioni del mondo con più biodiversità.

In America Latina e Caraibi si trova il 28% delle terre coltivabili del mondo, un terzo delle riserve di acqua dolce e il 22% di tutte le foreste. Allo stesso tempo, questa regione è tra le più esposte ai disastri naturali che il cambio climatico sta intensificando: oltre alla violenza dei fenomeni atmosferici come tempeste e tornado, la desertificazione e la siccità sono una realtà problematica in aumento.

A questo si aggiungono i conflitti generati a causa della deforestazione, dell’agro business, dell’estrazione mineraria e dei mega progetti energetici, dove si producono i due terzi degli omicidi registrati a livello mondiale di persone che difendono l’ambiente, la maggior parte appartenenti a popoli originari.

Tra le varie cose, infatti, l’Accordo di Escazú obbliga gli Stati membri – Antigua e Barbuda, Argentina, Bolivia, Ecuador, Guyana, Messico, Nicaragua, Panama, Saint Vincent e Grenadine, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia e Uruguay – a indagare, punire e prevenire le minacce, violenze e limitazioni a cui gli attivisti sono sottoposti.

Inoltre, introduce meccanismi di partecipazione alle decisioni riguardanti progetti e autorizzazioni che possono incidere sull’ambiente e sulla salute delle persone.

Il cammino affinché l’accordo cominci ad applicarsi nei diversi paesi è ancora lungo, ma i primi passi sono stati mossi.



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