Il prete che regala cannabis ai suoi fedeli
Don Giuseppe Scandurra è stato sospeso per aver voluto regalare delle piantine di cannabis legale
“Regalo piantine di cannabis legale, pronte da trapiantare”: questo il post su Facebook di domenica sera del parroco di Diano Borello (IM), Giuseppe Scandurra, originario della Sicilia.
La notizia ha fatto rapidamente il giro del web ed è successo di tutto: dai Carabinieri che gli hanno sequestrato le piantine, al vescovo che lo ha sospeso per un mese dalle sue funzioni dopo avergli chiesto di cancellare il post, ai giornalisti che l’hanno contattato da tutta Italia per parlare di questo suo gesto fuori dal comune.
Devo ammettere che sono stata incuriosita dal cercare di capire quali fossero le ragioni di questo post da parte di un prete e così l’ho contattato anch’io, dichiarandogli apertamente la mia simpatia.
A sua volta, Don Giuseppe mi ha detto di essere rallegrato dal sentirmi pronunciare questa parola, ricordandomi l’etimologia greca da“sympátheia” composta da “syn”, che vuol dire “con”, e pathos, che vuol dire “sensazione, emozione”.
Difatti, apprendere la notizia di questo parroco di una frazione in provincia di Imperia, che viene sospeso “a divinis”, ovvero dai “ministeri divini” secondo il diritto canonico cattolico, per aver voluto regalare piantine di cannabis legale, mi ha provocato certamente un’emozione positiva nei suoi confronti, ma non una altrettanto positiva verso chi lo ha punito per questo gesto innocente.
Scherzando però, lui mi dice che se ne andrà in ferie per un mese e che non crede che il vescovo abbia voluto comminargli nulla più che una sanzione disciplinare simbolica. Dice pure che i Carabinieri sono stati gentilissimi con lui, sebbene gli abbiano sequestrato le piantine che quindi, alla fine, non ha più potuto regalare come desiderava fare.
PRETE E CANNABIS IN REGALO: LA LEGGE DEVE TUTELARE LA LIBERTA’ DEL SOGGETTO
Quando gli ho chiesto cosa l’abbia portato a scrivere quel post, ha risposto: “Ho creduto di fare una cosa carina per i tanti amici che ho su Facebook. Sono piantine cresciute da semi che avevo acquistato regolarmente e legalmente su internet e che avevo piantato a gennaio. Spesso regalo piantine di ogni tipo e queste non avevo bisogno di tenerle tutte, così ne ho volute regalare la maggior parte. A me basta una sola piantina: mi ci faccio le tisane alla sera per rilassarmi e mi aiuta ad entrare più a fondo nelle cose”.
Don Giuseppe continua: “Qualsiasi cosa può essere bella o brutta, chi fa la differenza è il soggetto, non un codice culturale o una norma, la legge deve tutelare questa libertà del soggetto. È una lezione che ho appreso dal Cristianesimo: Gesù ha usato la sua libertà imparando a stabilire da sé cosa fosse bene e cosa fosse male. Bisogna esercitarsi perché la libertà non è qualcosa che si acquisisce una volta per tutte e per esercitarsi ci vuole un banco di prova che è la vita, con scelte che si fanno di volta in volta nella verità; la libertà è come la verità: si costruisce, non si impone”.
Ora, sorvolando su tutto il delirio che è derivato dal suo post ditemi voi: come si fa a non provare simpatia per questo prete?
Articolo a cura di Veronica Tarozzi