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Potere alle Parole: il rap a scuola contro le discriminazioni. Parla Amir: "I modelli devono essere i genitori, non i rapper"

poterealleparoleCon la presentazione ufficiale del progetto, tenutasi alla Feltrinelli di Napoli ieri pomeriggio, ha preso il via la prima iniziativa che istituzionalizza l’avvento del rap nelle scuole superiori. Grazie a UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e all’associazione Razzismo Brutta Storia, è nato “Potere alle Parole – Beat & Rime contro le discriminazioni” con il prezioso intento di destrutturare, attraverso laboratori educativi musicali, gli stereotipi e i pregiudizi alla base delle discriminazioni per origine etnica, orientamento sessuale, identità di genere, convinzioni personali, disabilità. Diversi incontri laboratoriali in cui i rapper vestiranno per qualche ora i panni del docente di rap, indottrinando i liceali sulle nozioni tecniche, sulla costruzione delle rime e sulle parole chiave che saranno il fulcro del messaggio che fuoriuscirà da questi workshop. Questi incontri, infatti, porteranno alla creazione del brano che farà da colonna sonora alla Settimana contro il razzismo del prossimo marzo 2014. Sensibilizzare i ragazzi attraverso le parole di quelli che ora sono gli artisti più seguiti della musica italiana, spronandoli anche ad essere essi stessi pensatori e liricisti.

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Amir e Ghemon @ La Feltrinelli, Napoli. Pic by Potere alle Parole

UNAR e Razzismo è una Brutta Storia hanno insieme proposto ad Amir la direzione artistica del progetto. Vuoi per una certa sensibilità di fondo, vuoi per l’interesse sempre vivo a determinate dinamiche sociali, vuoi perché, come ci dice, “io parlo sempre della mia vita, quindi è spontaneo raccontare che mio padre è un immigrato e che io, pur essendo italiano al 100%, avverto ancora un po’ di diffidenza nei miei riguardi“. Amir (che sarà all’ITS J. Von Neumann” di Roma il 16 e il 20 dicembre) ha scelto come compagni di viaggio proprio Ghemon (che giocherà in casa, al Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino, 17 e 18 dicembre), Mistaman (all’IPSIA “Santarella” di Bari, 17 e 18 dicembre), MadBuddy (al I.P.S.S.A.R. “Paolo Borsellino” di Palermo, 17 e 18 dicembre) e Kiave (all’ISS “Enzo Siciliano” di Bisignano (Cosenza), 16 e 17 dicembre). “Il rap è un genere molto ascoltato, ed essendo molto diretto può essere un mezzo più efficace. Credo che avere docenti come Ghemon o Kiave possa essere più interessante che assistere ad una lezione di un professore, cui comunque sei costretto in qualche modo”

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Amir con Nicola Pirozzi di myHipHop.it. Pic by Potere alle Parole

Il ruolo dei rapper è quanto mai importante, ora più di prima, poiché il genere ha una cassa di risonanza molto più ampia degli anni addietro: “Il nostro ruolo è quello di sensibilizzare i ragazzi. Gli ascolti che loro avranno al di là dei nostri incontri saranno assolutamente variegati, e lì sta all’intelligenza di ognuno prendere il meglio. Anche io ascolto rap americano – continua Amir – e buona parte dei testi americani sono trogloditi: io lì mi prendo per buono la musicalità o quello che mi piace”. Se la scelta di affidare questi laboratori è caduta su artisti che hanno sempre avuto il pregio di concentrare l’attenzione su tematiche serie e talvolta delicate, non si può nascondere che il rap offra anche esempi meno edificanti: “Io ho un figlio di 13 anni e posso dire che sono i genitori che devono porsi il problema di cosa ascoltano i propri figli. Noi artisti possiamo dare il buon esempio. I ragazzi non devono prendere i rapper come modelli di vita, quella è “solo” musica. I loro modelli devono essere i genitori”

Amir sostiene che “I rapper sono come attori, come registi. Quando vedi un film di Tarantino, ad esempio, non devi pensare che lui la notte vada a sgozzare persone. Lo stesso ragionamento vale per i rapper: non si deve pensare che tutto quello che dicono sia vero. Io ho sempre specificato di parlare della mia vita; altri possono raccontare cose crude o violente, ma è arte”. E ci ricorda, inoltre, che “Vota Amir” è il primo estratto da “Ius Music“, ep fuori a gennaio, che su basi di Shocca, Bassi Maestro, Zonta e altri, prosegue su questa lunghezza d’onda: ““Ius Music” è un concetto preso da Ius Sanguinis: nella title track io dico “non sono un G2 o italiano col trattino” (laddove G2 è la sigla di Seconda Generazione e gli italiani col trattino sarebbero gli italo-egiziani, italo-cinesi e così via), perché anche queste etichette, per quanto possano tornare utili ai giornalisti, sono fuorvianti”. 

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Agnese Redaelli di “Razzismo Brutta Storia”, Amir, Paola Di Lazzaro di UNAR, Ghemon @ Feltrinelli, Napoli. Pic by Potere alle Parole

Paola Di Lazzaro è la referente di UNAR per il progetto. Le abbiamo chiesto perché la scelta è caduta sul rap:
Il rap ci sembra lo strumento più vicino ai giovani. Volevamo comunicare col loro linguaggio, portandoli a riflettere mentre magari pensano di non riflettere sul tema: i giovani parteciperanno ai laboratori perché ci sono i propri rapper preferiti e si troveranno giocoforza coinvolti a riflettere a temi come omofobia, razzismo e discriminazioni senza alcun tipo di filtro. L’idea di fondo è quella di portare a riflettere i ragazzi, dopo aver fatto emergere i temi, ma anche le conflittualità e le divergenze di opinione: il tutto non in maniera tradizionale e didattica, ma innovativa, laboratoriale. Il tema del razzismo è controverso, soprattutto per la convergenza storica: schierarsi a favore della lotta al razzismo oggigiorno è molto difficile”. 

Agnese Redaelli dell’organizzazione “Razzismo Brutta Storia” ci ha spiegato, inoltre, che “il rap è stato scelto anche perché è lo strumento con il quale i ragazzi esprimono se stessi e riflettono sull’uso delle parole. Alla base di tutto c’è questa idea che devono essere i giovani di oggi a decidere quali parole e valori mettere alla base della società che stanno costruendo. Il rap è anche un modo per portar fuori una dimensione emotiva e creativa che è la base della processo che ti porta a non discriminare. Tramite altri nostri progetti, abbiamo sperimentato che il modo più facile e diretto con il quale i ragazzi sono portati a non discriminare è proprio, appunto, esprimere la propria emotività e la propria creatività“.

Per saperne di più:
Potere alle Parole – FB Page
UNAR
– Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – FB Page
Razzismo Brutta Storia – FB Page

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a cura di Nicola Pirozzi



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