Post-sisma: la ricostruzione dall’alto non può funzionare
Ad oltre 3 anni di distanza dagli eventi sismici, quali sono le modalità di governance che stanno ridisegnando il territorio? Finora dai territori si sono levate voci critiche sui singoli interventi, che spesso sono entrati in contraddizione con i criteri di sostenibilità ambientale e partecipazione delle comunità. Sono molte le perplessità che riguardano non solo la visione generale ma anche singoli aspetti come quelli che riguardano l’acquedotto di Forca, la strada per i Pantani di Accumoli, il Quakelab Center Vettore, le marcite di Norcia, l’invaso del Monte Prata, le politiche sui noccioleti, il patto per lo sviluppo, il centro commerciale di Castelluccio. Criticità ambientali e misure di sviluppo molto discutibili. Un insieme di azioni pubbliche e private che rischiano di danneggiare il territorio già colpito dal sisma. Un presunto rilancio economico del cratere che fa sorgere spontanea la domanda: perché infierire?
Ce lo siamo chiesti di fronte a misure incomprensibili dell’emergenza, che hanno contribuito alla situazione che viviamo adesso. Ce lo chiediamo con ancora più forza adesso – durante la non/ricostruzione – che certe assurdità stanno riscrivendo le sorti dei territori.
Non siamo i soli a chiedercelo, stesse domande risuonano tra le comunanze, i gruppi ambientalisti, i comitati di cittadini e di terremotati, le associazioni e gli attivisti.
A tre anni dal sisma le Brigate di Solidarietà Attiva sono ancora nel cratere con progetti condivisi con le comunità per la loro rinascita e non possiamo non vedere lo scempio che di questi territori rischia di esser fatto. Per questo continuiamo a interrogarci e a supportare tutte quelle iniziative di analisi, autorganizzazione e critica che vengono dai territori. Un solo esempio tra i tanti citati: le politiche sui noccioleti. Come BSA stiamo sostenendo il recupero di colture autoctone come i castagneti, una strategia basata sull’uso collettivo dei beni comuni e la cura del territorio a partire dalle vocazione dei luoghi e dei saperi locali. Creare lavoro in un processo teso a sviluppare l’autonomia delle comunità locali. In parallelo la multinazionale Ferrero si accorda con le Regioni per introdurre la coltivazione estensiva di nocciole (non autoctone) con tutto quello che ne deriva in termini di sfruttamento del lavoro e condizionamento al ciclo della grande distribuzione.
La distanza abissale tra queste due idee di sviluppo la dice lunga su ciò che viene spacciato per rilancio economico nel post sisma ma che appare sempre più come una azione predatoria. Per questo proviamo a unire dal basso chi si oppone a queste logiche imposte, perché come amiamo dire: uniti siamo tutto!
Brigate di solidarietà attiva – Terremoto centro Italia