Possesso di Cannabis: la Corte Costituzionale ha cancellato alcune sanzioni amministrative
Ogni volta che la Fini-Giovanardi finisce sotto la lente della Corte Costituzionale perde dei pezzi. Ennesima dimostrazione di una legge approvata in modo illegittimo.
Ora è il turno dell’articolo 75 bis, quello che inaspriva le sanzioni amministrative per chi, trovato in possesso di sostanze, risultasse già condannato – anche in via non definita – per reati contro la persona, il patrimonio, o per violazioni del Codice della strada.
NIENTE PIÙ OBBLIGO DI FIRMA E DI DIMORA. La Corte, con la sentenza 94/2016, depositata il 6 maggio, ha quindi cancellato le seguenti pene amministrative: l’obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della Polizia di Stato o presso il comando dell’Arma dei carabinieri territorialmente competente; l’obbligo di rientrare nella propria abitazione, o in altro luogo di privata dimora, entro una determinata ora e di non uscirne prima di altra ora prefissata; il divieto di frequentare determinati locali pubblici; il divieto di allontanarsi dal comune di residenza; l’obbligo di comparire in un ufficio o comando di polizia specificamente indicato negli orari di entrata ed uscita dagli istituti scolastici; il divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore. Queste sanzioni potevano essere comminate per non oltre due anni, e la loro violazione comportava l’arresto da 3 a 18 mesi.
BOCCIATE PERCHÉ APPROVATA IN UN DDL NON OMOGENEO. Così come per la parificazione tra droghe leggere e pesanti, bocciata dalla Corte Costituzionale due anni fa, anche l’art 75 bis è stato bocciato per motivi formali. La Corte si è espressa su invito del Gip del Tribunale di Nola, e ha sancito che all’interno della legge non vi fossero i necessari requisiti di “omogeneità” del testo. In sostanza le aggravanti previste per le sanzioni amministrative non erano guidate, come il testo prevedeva, dalle finalità di recupero dei tossicodipendenti, ma erano «piuttosto orientate a finalità di prevenzione di pericoli per la sicurezza pubblica» e quindi vi era una «palese estraneità delle disposizioni censurate, aggiunte in sede di conversione, rispetto ai contenuti e alle finalità del decreto-legge in cui sono state inserite».
In linea generale questa pronuncia eviterà quindi, come attualmente accade a migliaia di persone, misure amministrative molto gravi – come l’obbligo di dimora e il ritiro della patente – a quei consumatori di sostanze con precedenti penali. Tuttavia, è bene sottolinearlo, tutte le altre sanzioni amministrative come l’obbligo di colloqui e controlli, il ritiro della patente o del passaporto (nei casi previsti), rimangono in vigore.