Più di 300 Ong da tutto il mondo hanno chiesto una riforma mondiale delle politiche antidroga
329 organizzazioni non governative internazionali hanno approvato un rapporto per chiedere ai leader mondiali una riforma integrale delle politiche antidroga. Le associazioni si sono riunite a Porto, in Portogallo, in occasione della 26° Conferenza internazionale sulla riduzione del danno.
La richiesta arriva a seguito dei disastrosi dati rilasciati sanitari correlati all’uso di droghe a livello internazionale: dal 2009 sono aumentati del 60% i decessi per droga, arrivando a 450.000 all’anno, circa 50 ogni ora. L’obiettivo, fissato otto anni fa, di dimezzare entro il 2015 l’incidenza dell’Hiv tra i tossicodipendenti, è stato mancato di un incredibile 80%. Inoltre, a livello globale, sei persone su dieci che fanno uso di droghe convivono con l’epatite C.
Le cose, tra l’altro, non vanno meglio in Italia, come ha mostrato un recente rapporto dall’inequivocabile titolo “La seconda epidemia di eroina” curato dal Centro studi statistici e sociali, dal quale si evince che, nella penisola, le morti per overdose sono aumentate del 9.7% passando dal 2016 al 2017 e si evidenziano soprattutto overdose tra le donne molto giovani e si assiste a una ripresa dell’uso di eroina e oppiacei.
«Questi danni alla salute sono prevenibili – si legge nel comunicato – i dati mostrano che la riduzione del danno e le politiche sulla droga incentrate sui diritti umani possono salvare vite umane, prevenire la diffusione dell’Hiv e dell’epatite C, e promuovere la dignità e il rafforzo delle persone che fanno uso di droghe. Ma ciò richiede una leadership da parte sia dei Governi che delle Nazioni Unite».
La dichiarazione congiunta delle Ong esprime serie preoccupazioni in merito alla capacità dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle Droghe e la Criminalità (Unodc) di condurre in modo adeguato la risposta dell’Onu su questo tema. «Per il suo stesso mandato e costruzione – si legge – l’Unodc rimane sempre più in sintonia con la risposta repressiva contro le droghe. Di conseguenza, la leadership dell’Unodc ha costantemente omesso di sostenere inequivocabilmente la riduzione del danno, i diritti umani e la depenalizzazione, e ha perso ulteriore credibilità con il silenzio ripetuto dinanzi a gravi violazioni dei diritti umani».
Oggi, i consumatori di droghe continuano a essere vittime di incarcerazione, detenzione forzata, negazione di accesso all’assistenza sanitaria, punizioni corporali, violenza istituzionalizzata, stigmatizzazione e discriminazione e, nei casi più estremi, omicidi extragiudiziali. In risposta al vuoto della leadership politica, le ONG riunite a Porto hanno chiesto una leadership globale per proteggere i diritti umani di una “popolazione sotto attacco” e chiedono che viene posta fine a tali inaccettabili violazioni dei diritti umani.