Etnobotanica: due piante tossiche da morire
Due piante che per le sostanze tossiche che rilasciano o che si trasformano a contatto con l’aria, provocano seri disturbi solo per contatto, inalazione e, spesso per ingestione, la morte
CESTRUM NOCTURNUM
– sedativo, narcotico
– tossico, anche mortale
Il Cestrum nocturnum appartiene alla grande famiglia delle Solanaceae ed è nativo delle Indie orientali e dell’Asia meridionale. Conosciuto con i nomi locali di Raatraani (pianta che fiorisce di notte), Hasna Hena (Regina della notte) o come night-blooming jasmine (gelsomino notturno).
È un arbusto sempreverde che può raggiungere l’altezza di 4 metri; le foglie sono lanceolate, lunghe da 6 a 20 cm. I fiori sono bianco verdastri (ma ne esiste anche una varietà a fiori gialli), si aprono di notte emanando un intenso profumo dolciastro.
Come tutte le Solanaceae, il Cestrum è una pianta estremamente tossica, che provoca, anche solo all’esposizione intensa dei fiori, difficoltà respiratoria, nausea, cefalea e altri sgradevoli sintomi; molte sono le testimonianze della sua tossicità anche con le foglie o i frutti. I costituenti del Cestrum sono i classici alcaloidi tropanici della famiglia, in principal modo solanina e solasonina (Silva et al. 1962), oltre a saponine, gitogenina, digitogenina e acido clorogenico.
Schultes e Hofmann furono tra i primi a segnalare una possibile azione psicoattiva della pianta (Schultes & Hofmann, 1983), evidenziando come una specie di Cestrum, il Cestrum laevigatum, veniva probabilmente utilizzata in Brasile come sostituto della marijuana, pur senza approfondire l’informazione. Da allora molti ambienti psiconautici registrano dati aneddotici, sulla pianta, sia pure molto poco credibili e in ogni caso limitati. Ad esempio è stato segnalato un uso sciamanico del Cestrum nocturnum in Nepal (Rätsch, 1998), ma la sola cosa certa è che la pianta è molto tossica e che può causare seri danni al fegato, ai reni e al midollo spinale, fino a provocare la morte.
CHELIDONIUM MAJUS
– sedativo, narcotico
– tossico, anche mortale
La Celidonia (o chelidonia) è una pianta molto comune della famiglia delle Papaveraceae, cresce ovunque, tra le siepi e lungo i muri, vicino ai giardini. Erbacea perenne, folta, raggiunge i 50-80 cm di altezza, con foglie verde grigiastro, irregolarmente pennate, con lobi dentati. I fiori sono giallo vivace, abbastanza piccoli ma molto evidenti.
La linfa, dal caratteristico colore arancione contiene ben dieci alcaloidi diversi, con caratteristiche oppiacee, il più importante dei quali è la chelidonina.
La medicina tradizionale utilizzava la pianta e il rizoma nella cura della colecisti, dell’ittero, come analgesico e antispasmodico, ma soprattutto veniva impiegato il lattice fresco per uso esterno, contro i calli e le verruche, applicando sulla parte interessata e lasciandolo poi asciugare.
Potente narcotico, è conosciuta fin dall’antichità ma a causa della sua non indifferente tossicità, il suo impiego è praticamente scomparso.
a cura di Gilberto Camilla
Etnopsicologo e psicoterapeuta. Appartiene al “nucleo storico” della SISSC (Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza), ne ricopre attualmente la carica di Presidente e ha pubblicato diversi libri sugli stati di coscienza. Dal 1994 al 2018 è stato Direttore Scientifico della rivista Altrove
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