Piante commestibili e non
BASSIA (KOKIA) SCOPARIA
– incerto, sconosciuto
La Bassia scoparia, conosciuta anche con il sinonimo di Kokia scoparia, è un arbusto perenne originario dell’Eurasia ma ormai stabile anche in molte zone del Nord America, nelle praterie e ai confini dei deserti. Tra i nomi vernacolari con cui la pianta è chiamata si possono ricordare burningbush (arbusto che brucia), Mexican firebrush, Mexican fireweed.
Pianta annuale, eretta, a forma piramidale o con molti rami laterali arrotondati, alta fino a un paio di metri, con rizoma strisciante. Le foglie sono alternate, ovate, lunghe fino a 5 centimetri, con fine peluria negli esemplari più vecchi. Il fusto è verde, virante al rosso con l’età; i fiori sono verdastri, simili alle foglie, e sormontati da ciuffi pelosi, con infiorescenza a spiga.
I semi di questa pianta sono il componente del tonburi, piatto tipico giapponese, che si dice abbia un sapore simile a quello del caviale, e non a caso viene anche detto “caviale di terra”. Per ottenere il piatto, i semi, del diametro di 1-2 mm e di colore verde nerastro, vengono prima fatti seccare, poi bolliti e tenuti a bagno nell’acqua calda per un giorno intero; poi sfregati tra le mani per eliminare la buccia esterna.
Il tonburi viene anche impiegato nella medicina tradizionale cinese per prevenire i disordini metabolici tipo iperlipemia, ipertensione, obesità e arteriosclerosi. Il principio attivo della Bassia scoparia sembra rappresentato dalla momordina, un triterpene saponinico.
BRYONIA DIOICA
– incerto, sconosciuto
– tossico, anche mortale
Conosciuta come vite bianca, la Bryonia dioica è una pianta erbacea perenne della Famiglia delle Cucurbitaceae, presente in Europa centrale e meridionale, in Asia occidentale e Africa settentrionale.
Tipica degli ambienti ruderali, trova il suo habitat anche nei boschi a mezz’ombra, nelle siepi, dal mare alle regioni sub-montane. Si presenta come una liana con fusto munito di lunghi viticci; la radice è molto grande, come una testa d’uomo; le foglie sono verde chiaro, piuttosto smorte, a forma di quelle dell’edera; i fiori sono gialli, striati di verde. I fiori maschili e quelli femminili fioriscono su piante diverse. Il frutto è una bacca rossa, grande più o meno come un pisello.
La radice contiene due glucosidi (brionina e brionidina), una resina (brioresina) e un alcaloide (brionicina); tutta la pianta è velenosa soprattutto le bacche, che contengono un colorante carotinoide (licopina). Nel passato le radici essiccate o più raramente fresche venivano utilizzate, a bassissime dosi, come purgante drastico, inoltre veniva utilizzata contro malattie respiratorie come la pertosse e nei processi infiammatori polmonari, oggi trova applicazione soltanto nell’omeopatia, per la sua notevole tossicità anche a dosaggi bassi (può provocare flusso emorroidario e mestruale data la congestione provocata sugli organi pelvici).
In generale la pianta è irritante anche per contatto con la pelle in casi di sovradosaggi, può provocare vomito, dolori colici, diarree sanguigne, ematuria e può condurre alla morte per arresto cardiorespiratorio. La presenza della brionicina (alcaloide) la colloca tra le piante potenzialmente psicoattive, anche se non abbiamo dati sul suo eventuale utilizzo a scopi voluttuari.
a cura di Gilberto Camilla
Etnopsicologo, Presidente della SISSC
(Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza)