Piante azotofissatrici nella coltivazione della canapa
Un approccio sostenibile per un futuro più green
Nel vasto e dinamico panorama dell’agricoltura sostenibile, l’azotofissazione si staglia come un protagonista silenzioso ma fondamentale, delineando un approccio innovativo per migliorare la fertilità del terreno e promuovere la salute dell’ecosistema agricolo.
Nel contesto della coltivazione della canapa, una pianta dall’ampio spettro di applicazioni e un crescente interesse a livello globale, l’azotofissazione emerge come un alleato insostituibile.
Questo articolo si addentrerà nel mondo complesso e affascinante dell’azotofissazione applicata alla canapa, esplorando le sue radici scientifiche, i meccanismi di interazione tra le piante coinvolte, e il potenziale rivoluzionario di questo approccio sostenibile.
Nel mondo dell’agricoltura sostenibile e del canapicoltore attento, l’azotofissazione emerge come un processo fondamentale, non solo per migliorare la fertilità del terreno, ma per ridurre l’uso di fertilizzanti chimici.
Nella coltivazione della canapa, una pianta versatile e in rapida crescita globale, l’azotofissazione riveste un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio nutrizionale del suolo.
Esploreremo in dettaglio il concetto di azotofissazione, le piante coinvolte e come queste dinamiche possono essere applicate in modo efficace nella coltivazione della canapa.
LA RIVOLUZIONE VERDE E L’EVOLUZIONE DELL’AGRICOLTURA
Negli ultimi decenni, l’agricoltura ha vissuto una trasformazione epocale.
La “rivoluzione verde” ha portato innovazioni tecnologiche, pratiche agronomiche avanzate e la diffusione su larga scala dei fertilizzanti chimici. Questi progressi hanno contribuito a incrementare la produzione alimentare, affrontando la crescente domanda mondiale. Tuttavia, con il passare del tempo, sono emerse preoccupazioni riguardo agli impatti ambientali negativi, come l’inquinamento del suolo e delle acque sotterranee, l’erosione del suolo e la perdita di biodiversità.
In questo contesto, l’azotofissazione rappresenta un’alternativa sostenibile che sfida il paradigma tradizionale dell’agricoltura intensiva.
L’azoto, come sappiamo, è un nutriente essenziale per le piante, ed è spesso richiesto in quantità significative per sostenere una crescita sana e lussureggiante.
L’uso delle piante azotofissatrici può ridurre notevolmente, la necessità di fertilizzanti azotati sintetici, riducendo così l’impatto ambientale e i costi di produzione.
Le piante azotofissatrici sono in grado di fissare l’azoto atmosferico nel terreno attraverso una simbiosi con batteri specializzati chiamati rizobi.
Questo processo di fissazione dell’azoto rende l’elemento disponibile per le piante circostanti, inclusa la canapa, che può beneficiarne in termini di crescita e sviluppo.
Alcune piante azotofissatrici comuni che possono essere utilizzate in sinergia con la coltivazione della canapa includono varie cultivar di trifoglio, veccia comune, lupino e altre leguminose specifiche che vedremo più avanti.
Queste piante possono essere coltivate in modo “intercalare” o “in copertura prima”, dopo o contemporaneamente alla coltivazione della canapa; termini utilizzati nella coltivazione per descrivere due diverse pratiche agronomiche che coinvolgono l’uso di piante diverse in combinazione con la coltivazione principale.
La coltivazione intercalare si riferisce a quella pratica di coltivare due o più specie di piante contemporaneamente nello stesso campo, ma a diversi livelli di altezza o di fase di sviluppo. Nella coltivazione della canapa, ad esempio, è possibile praticare l’intercalazione con piante azotofissatrici come il trifoglio o la veccia. Queste piante possono essere seminate o trapiantate tra le file di canapa, permettendo così una coltivazione combinata.
L’intercalazione può portare a diversi benefici, come la riduzione delle infestanti, l’aumento della biodiversità, la conservazione del suolo e l’apporto di nutrienti alle piante principali.
Coltivazione in copertura (o copertura vegetale) invece implica la semina o il trapianto di piante, come le piante azotofissatrici, tra le colture principali prima o dopo la stagione di coltivazione. In questo caso, le piante azotofissatrici vengono coltivate principalmente per coprire il terreno e fornire una serie di benefici.
Queste piante possono contribuire a prevenire l’erosione del suolo, migliorare la struttura del terreno, limitare la crescita delle infestanti, ridurre la perdita di nutrienti e contribuire alla fissazione dell’azoto atmosferico nel suolo per l’uso successivo da parte delle piante coltivate.
Entrambe le pratiche, l’intercalazione e la coltivazione in copertura, possono essere utilizzate come strategie per massimizzare l’efficienza delle colture, migliorare la salute del suolo e ridurre l’uso di fertilizzanti chimici.
DANZA CHIMICA NEL SUOLO
L’azzurro del cielo, ovvero l’azoto molecolare abbondante nell’atmosfera, rappresenta una risorsa inesplorata per molte piante. Mentre la stragrande maggioranza delle piante non può utilizzare direttamente l’azoto molecolare (N2), le colture azotofissatrici hanno imparato a ballare una coreografia chimica unica.
I batteri simbiotici nelle loro radici possiedono enzimi chiamati nitrogenasi, che scindono le molecole di azoto (N2) e le convertono in ammonio (NH3), una forma di azoto utilizzabile.
Questo ammonio viene quindi rilasciato nel terreno, arricchendo il suolo e fornendo una preziosa fonte di nutrimento per altre piante circostanti, come la canapa.
Durante la loro crescita, le radici delle piante azotofissatrici sviluppano noduli che ospitano i batteri rizobi. I noduli formatisi, sono delle piccole escrescenze, che fungono da “case” per i batteri e creano un ambiente protetto dove avviene il processo di fissazione.
Questi batteri sono in grado di convertire l’azoto atmosferico in una forma utilizzabile dalle piante, fornendo un apporto di azoto al terreno. Nella maggioranza dei casi, i ceppi batterici, sono quelli appartenenti ai generi Rhizobium o Bradyrhizobium, lavorano in simbiosi mutualistica con le piante ospiti, scambiando nutrimento e protezione per l’accesso all’ambiente ricco di zuccheri e composti organici.
LE PIANTE AZOTOFISSATRICI
Nella coltivazione della canapa alcune delle piante che sono spesso utilizzate come colture azotofissatrici per migliorare la fertilità del terreno sono:
- Trifoglio: leguminosa comunemente utilizzata per arricchire il terreno con azoto. Le sue radici sviluppano noduli che ospitano batteri azotofissatori, contribuendo a rendere l’azoto atmosferico disponibile per altre piante.
- Lupino: un’altra leguminosa che può essere coltivata insieme alla canapa. Le sue radici formano noduli contenenti batteri azotofissatori, che favoriscono la fissazione dell’azoto atmosferico.
- Fave: sono anche queste leguminose che possono contribuire alla fissazione dell’azoto. Le loro radici sviluppano noduli contenenti batteri che svolgono questo processo.
- Medicago: il genere Medicago include diverse specie di piante, come il Medicago sativa (lucerne) o il Medicago lupulina (erba medica). Queste piante sono leguminose e possono essere utilizzate per la loro capacità di azotofissazione.
- Clovio: il clovio (Melilotus spp.) è un’altra leguminosa che può essere considerata come coltura azotofissatrice per la canapa.
Per quanto riguarda il periodo di piantagione, in genere le colture azotofissatrici vengono piantate in campo prima che la canapa venga piantata, in modo che abbiano il tempo di stabilirsi e sviluppare i noduli azotofissatori sulle radici. Questo consente alle piante azotofissatrici di iniziare il processo di fissazione dell’azoto atmosferico e di arricchire il terreno prima che la canapa inizi a crescere.
Il momento esatto di piantagione può variare in base alla zona climatica, alle condizioni del terreno e alle specifiche varietà di piante che si intendono coltivare. In generale, le piante azotofissatrici vengono spesso piantate in autunno o primavera, a seconda delle condizioni locali.
[img2] È possibile coltivare il trifoglio alla base della canapa nello stesso periodo in cui la canapa cresce (copertura del terreno o intercalare).
Coltivare il trifoglio alla base della canapa può contribuire a migliorare la fertilità del terreno attraverso l’azotofissazione, ridurre l’erosione del suolo, e persino controllare le erbe infestanti.
Tuttavia, è importante prendere atto di alcune considerazioni quando si coltivano queste due piante insieme:
- Concorrenza per le risorse
La canapa e il trifoglio condivideranno risorse come l’acqua e i nutrienti. Assicurati che entrambe le piante ricevano abbastanza risorse per crescere in modo sano.
- Spaziatura e densità
Pianificare la disposizione delle piante in modo che non si sovrappongano e non si ostacolino reciprocamente e regolare la densità di piantagione per evitare una competizione eccessiva. - Variazioni di crescita
La canapa e il trifoglio possono avere ritmi di crescita diversi. Considera che il trifoglio potrebbe crescere più rapidamente e potrebbe essere necessario potarlo o gestirlo per evitare che soffochi la canapa.
- Esigenze ambientali
Verificare che le esigenze ambientali di entrambe le piante siano compatibili. Considerare fattori come l’esposizione al sole, il tipo di suolo e il pH del terreno.
CONCLUSIONI
Nella prospettiva di un’agricoltura più sostenibile e resiliente, l’azotofissazione nella coltivazione della canapa si rivela come una via promettente da esplorare. Questo processo biologico, che coinvolge alleanze nascoste tra piante e batteri, apre porte verso l’innovazione agronomica e la rigenerazione del suolo.
Nell’epoca in cui la salvaguardia dell’ambiente è divenuta una priorità globale, l’azotofissazione emerge come un pilastro dell’agricoltura moderna, evocando una riconnessione profonda tra le pratiche agricole e la natura.
L’introduzione di colture azotofissatrici nella coltivazione della canapa apre un mondo di opportunità. Queste vicine di casa, si ergono come alleati naturali della canapa, collaborando per arricchire il terreno e favorire la crescita sana e robusta delle piante.
Questa partnership va oltre il mero trasferimento di azoto; essa rappresenta un modello di cooperazione che riflette l’interdipendenza delle piante e dei microorganismi che abitano il suolo.
A cura di Groow