Phonte – Charity Starts At Home (recensione)
Mi lancio, dai: il disco di Phonte è una perla. Un disco bello bello davvero, corto e completo.
E chi l’avrebbe detto!? D’altronde stavo cercando tutt’altro, ma ho deciso di fidarmi delle recensioni, fermandomi su alcune cyber-dispute del tipo “è un classico o non è un classico”, decidendo di fare quello che mi auguro facciate anche voi e ascoltarlo.
“Charity Starts At Home” è un disco davvero pieno, che si ascolta con gioia e che ti trasmette quelle vibrazioni e quei messaggi positivi che fanno stare bene. Phonte, ex “Little Brother”, nominato al grammy coi “Foreign Exchange”, usa un format che nell’hip hop resterà senza tempo: poche tracce, ritmi delicati, un mood molto soul e ritornelli ben cantati, da belle voci.
Alle macchine troviamo gente come Khrisis (appeso sopra il letto ho sempre il vinile della sua Da Grind, con Masta Ace), S1 (vi dice niente Power, di Kanye West? Il pezzo col campione dei King Crimson? Lui ci ha messo lo zampino) e ovviamente 9th Wonder – anche lui fresco d’uscita – che non firma a mio avviso i 3 pezzi migliori del disco, tuttavia. Il tappeto è quello su cui ti aspetti faccia un figurone un rapper come Common, o come il giovane Blu; Phonte ci regala tre quarti d’ora di buona musica hip hop, accogliendoci in bello stile con “Dance In The Reign” e salutandoci ancora meglio con “Who Loves You More”, uno dei miei pezzi preferiti dell’intero lavoro.
Al microfono, invece, non possiamo non citare le apparizioni di Elzhi, Evidence e Pharoahe Monch, autori di tre tra i lavori più interessanti dell’ultimo periodo, che rendono il tutto ancora più gustoso.
“Charity Starts At Home”, benché fresco di uscita, mi ha già accompagnato in lunghe nottate, attese in aeroporti e viaggi in auto. Sicuramente una chicca tra le più interessanti che questa musica abbia saputo regalarci, nell’ultimo (nemmeno tanto breve) periodo.
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Robert Pagano