Petizione canapa: la Commissione europea invierà una lettera al Governo
In attesa della risposta scritta della Commissione sulla petizione per la canapa italiana, sarà inviata una lettera al governo italiano
Al Parlamento europeo è andata in scena la petizione per salvare la canapa italiana dal governo che, con il decreto per rendere stupefacente il CBD e l’emendamento al Ddl Sicurezza per inserire tra gli stupefacenti il fiore di canapa con THC sotto i limiti di legge europei, affosserebbe tutti i settori creati in anni e anni di duro lavoro.
Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia, è stato ascoltato dai parlamentari europei mentre esponeva i motivi di questa petizione e la situazione insostenibile che stanno vivendo i canapicoltori italiani, partendo dal fatto che «la normativa proposta dal governo italiano, dal decreto CBD al ddl Sicurezza, è un chiaro esempio di violazione delle regole basilari del mercato unico e del principio di concorrenza leale».
La petizione, presentata da Cusani lo scorso settembre e firmata da diverse sigle nazionali ed europee tra cui Confagricoltura, Cia, Copagri, Cna Agroalimentare e l’Associazione europea per la canapa industriale (EIHA), è stata accolta dal Parlamento europeo nel mese di febbraio e discussa ieri con urgenza. Nella petizione, le associazioni agricole italiane hanno chiesto agli eurodeputati di «verificare la conformità delle normative italiane» al diritto dell’Unione e di «sollecitare l’intervento della Commissione europea».
PETIZIONE PER LA CANAPA: LE SENTENZE A FAVORE
Nel suo intervento alla seduta della commissione Peti Mattia Cusani ripercorre le sentenze della Corte di Giustizia europea sul caso Kanavape, dove è stato chiarito che il CBD no è stupefacente e che quello prodotto regolarmente in un Paese dell’unione deve poter circolare anche egli altri, e quella, più recente, del caso Biohemp, dove è stata ribadita la liceità delle infiorescenze.
«Questi orientamenti che costituiscono un solido corpus giurisprudenziale impongono che ogni misura restrittiva debba rispettare il principio di proporzionalità e non essere applicata in assenza di comprovati rischi».
LA MANCATA COMUNICAZIONE AL TRIS
«È doveroso sottolineare che in questo contesto l’Italia non ha rispettato i propri obblighi verso l’Unione europea, omettendo la notifica preventiva al sistema Tris, prevista dalla normativa UE. Tale omissione impedisce una discussione democratica e trasparente. Se consentiamo ai singoli Stati di eludere le procedure di trasparenza, rischiamo di indebolire le fondamenta stesse del mercato comune, annullando decenni di sforzi per costruire un Europa basata su diritti, libertà economica e certezza».
Secondo Cusani, infatti, «Le misure adottate, come il divieto delle infiorescenze e del CBD, minano la libera circolazione delle merci e il principio di concorrenza leale».
«I coraggiosi commercianti della canapa, che ogni giorno rispettano le regole e garantiscono un mercato trasparente e sicuro, non devono temere lo Stato, ma riceverne il sostegno. Gli operatori della canapa hano investito nel futuro e nella legalità, colpirli con un divieto insensato significa tradire la fiducia di migliaia di lavoratori onesti. La filiera italiana della canapa rappresenta un asset strategico per il nostro Paese e per l’Europa, coinvolgendo oltre 2mila aziende agricole e commerciali, che generano 20mila posti di lavoro e un indotto annuo di 500 milioni euro, con un potenziali fino a 2miliardi, solo in Italia».
«Se oggi no difendiamo le regole comuni, domani qualsiasi Stato potrebbe introdurre restrizioni arbitrarie. Non è solo il futuro della canapa industriale italiana ad essere in gioco, ma quello della coerenza e del rispetto delle regole europee da parte degli Stati membri».
LE PRIME REAZIONI
Oliver Sitar, capo unità alla Direzione Generale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione europea, nella risposta non si è sbilanciato. Ha ricordato il possibile ricorso a motivi di salute pubblica, che è di competenza degli Stati membri, per regolamentare il CBD in eccezione alle regole del mercato unico, sottolineando inoltre cheentrambi i provvedimenti non sono in questo momento in vigore, e che dunque la Commissione europea non può attualmente avviare indagini formali.
Il punto chiave però, come sottolineato da Cusani, sarebbe l’inserimento del CBD tra gli stupefacenti, con rischio d’abuso, che coMporta restrizioni ingiustificate.
La decisione finale è quella di mantenere la petizione aperta, con l’invio di una lettera di reclamo alle autorità italiane. «Siamo lieti di annunciare questo importante passo avanti in sede Ue, in contrasto alle iniziative ideologiche e oscurantiste della destra che governa il nostro Paese e che ora dovrà rispondere in sede europea”, ha dichiarato Cristina Guarda di Avs.
Dal quando riceverà la lettera, il governo avrà 90 giorni di tempo per rispondere ai rilievi della commissione Peti. C’è anche la possibilità che la lettera venga ignorata, in attesa della decisione finale della Commissione europea.