Per la Dea tutti i componenti della cannabis (incluso il CBD) devono rimanere in tabella I insieme all’eroina
Per la Drug Enforcement Administration (Dea) anche il CBD, ovvero il principio attivo della cannabis che non causa alcun effetto psicotropo e viene utilizzato in molteplici composti medici, deve rimanere all’interno della Schedule I, la lista delle droghe vietate senza alcuna virtù terapeutica, assieme all’eroina.
È stato ribadito pochi giorni fa in un nuovo documento pubblicato dall’agenzia federale antidroga statunitense.
Il documento, intitolato “Establishment of a New Drug Code for Marihuana Extract” per la prima volta riconosce una distinzione tra i vari principi attivi della cannabis, separando THC (ovvero il principio attivo responsabile dell’effetto psicoattivo della canapa) e CBD. Ma non varia la loro collocazione. Per la legge federale anche il CBD deve quindi continuare ad essere vietato.
«Ancora una volta, il governo federale ha dimostrato di non essere in linea con la scienza moderna – ha affermato Nate Bradley, direttore esecutivo della California Cannabis Industry Association – è risaputo che il CBD ha numerosi usi medici, tra cui arginare gli effetti di epilessia e ridurre l’infiammazione dei muscoli a seguito di infortuni. Negare ciò mostra un completo disprezzo verso i fatti».
La decisione della Dea si pone all’opposto di quanto stabilito appena due mesi fa dal ministero della Salute inglese, che ha riconosciuto il valore terapeutico del CBD includendolo nell’elenco dei farmaci.
Attualmente sono 30 gli stati Usa dove il CBD è legale a fini terapeutici. La nuova decisione della Dea non cambierà nulla da questo punto di vista in quanto le leggi in materia dei singoli stati rimarranno in vigore, anche se in conflitto con la normativa federale.