Per amore della pianta
Ho sempre provato grande interesse per le terre lontane, le culture straniere, la storia antica, la vita nella natura selvaggia, le avventure e per le persone singolari ma straordinarie.
Le storie dell’Hippie Trail che ho letto negli ultimi anni della mia adolescenza erano paragonabili, nella mia fantasiosa e giovane mente, alle storie sull’antica Via della Seta e a quelle dell’incredibile viaggio di Marco Polo, un grande eroe della mia infanzia. Le storie di questi moderni avventurieri hanno accresciuto il mio interesse verso la cultura contadina dell’Hashish, che peraltro è sempre stato forte.
Non avevo una vera e propria conoscenza della pianta di cannabis e della sua resina, ma ero ovviamente pronto per vivere l’esperienza. Così, la prima volta che ho fumato l’hashish è stato un momento davvero catartico per il travolgente flusso di gioia, energia e amore esuberante che ho provato, e dal quale sono scaturiti i miei anni di peregrinazione e l’inizio di un lungo rapporto con la cannabis.
Raggiunta la maggiore età sono diventato totalmente nomade, girando di paese in paese per quasi vent’anni ho visitato musei e rovine, imparato tradizioni e condiviso usi e costumi. Non mi sono mai fermato troppo a lungo perché ero sempre alla ricerca di nuove avventure e mi nutrivo delle novità che ogni cultura offriva.
Non ho visitato le parti del mondo dove si produce l’hashish solo per imparare a commerciarlo, ma semplicemente per avere accesso alle resine di migliore qualità. Per fare ciò non hai altra scelta se non quella di vivere con gli Hashishin e produrtelo da solo. Come la maggior parte degli occidentali anche io pensavo di conoscere la qualità, ma siamo molto distanti dalle regioni del mondo dove si produce e, onestamente, le scorte personali degli Hashishin della regione marocchina del Rif, dell’Hindu Kush o dell’Himalaya, sono di gran lunga migliori di ciò che è disponibile nel resto del mondo.
Il rispetto e l’amore che provavo per la resina della pianta di cannabis hanno assunto una dimensione del tutto nuova in India dove, per la prima volta, fumare è stato un atto di devozione a una divinità.
Le più grandi rivelazioni sulla cannabis sono però arrivate un quarto di secolo più tardi, e hanno radicalmente cambiato la mia vita. La prima rivelazione è stata la scoperta delle proprietà medicinali della resina di cannabis – che pensavo di conoscere bene – avvenuta quando sono entrato in contatto per la prima volta con persone che usano la cannabis esclusivamente per scopi medici.
La seconda è dovuta alla condivisione delle esperienze di vita dei breeder e grower dell’Emerald Triangle.
Dal mio sodalizio con Aficionado Estates è nata un’impostazione nel rapporto di lavoro che imita il legame esistente tra viticultore e vigna, e questa collaborazione ha fatto nascere anche il concetto di “cannabis terroir” – cioè quell’insieme di fattori di un territorio ristretto tra cui clima, esposizione, altitudine ed elementi minerali presenti – qualcosa che avevo sperimentato durante i miei viaggi ma che non avevo mai considerato come tale. Il concetto di terroir mi ha portato a studiare le origini e la storia del vino in modo da definire chiaramente tutti gli aspetti del terroir francese e della denominazione di origine controllata e adattare questi concetti alle produzioni locali di cannabis in California, così da sostenere i nostri piccoli agricoltori che si confrontano con i problemi della legalizzazione.
Restiamo uniti per l’amore della pianta!