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Pepe Mujica: «Stiamo facendo tutto il contrario di ciò che va fatto»

A 88 anni Pepe Mujica, ex presidente dell'Uruguay, resta una voce unica, fuori dal coro, capace ogni volta di aprire le menti e i cuori. L'ha fatto anche in questa sua recente intervista

Pepe Mujica: «Stiamo facendo tutto il contrario di ciò che va fatto»

In una recente intervista, Pepe Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay, ha parlato di politica, di guerra e di cambiamento climatico con la sua solita lucidità. Cordiale e attento come sempre, ha accolto la giornalista di CTXT, una testata indipendente uruguayana, nella sua casa di Montevideo (qui potete leggere l’intera intervista completa tradotta per l’Italia). Noi di Dolce Vita ne abbiamo voluto riportare i passaggi salienti perché, oggi più che mai, è difficile trovare spazio a voci non allineate e l’ex presidente, 88 anni d’età, è sicuramente una di quelle. Nel suo impegno irrinunciabile per i più deboli e per la difesa della sovranità del popolo, con la consueta onestà disarmante e rivoluzionaria, eccolo parlare del nostro presente e del nostro futuro.

L’Europa

«Vista da lontano, ma magari mi sbaglio, dà l’impressione di aver deciso di abdicare alla leadership storica che ha avuto nella creazione della civiltà contemporanea. È come se l’Europa avesse deciso di non farsene carico e si fosse collocata troppo all’ombra dei poteri nordamericani e avesse perso la sua identità. A volte mi lamento che non esistono più quei vecchi conservatori, delle canaglie, persino colonialisti, che guardavano lontano. Il fatto è che non riesce ad affrontare le sue contraddizioni così ha optato per essere un’ombra degli Stati Uniti e non essere se stessa. L’Europa si è ritirata dall’essere un polo in questo mondo. Il mondo va verso un confronto molto duro, già lo sta vivendo, tra lo sviluppo della Cina e quello degli Stati Uniti, che non vorranno perdere la propria prerogativa. L’esistenza di un’alternativa sarebbe un elemento di distensione per il mondo, ma l’Europa non capisce questo ruolo. È come se fosse maneggiata da lontano.»

La guerra in Ucraina

«La guerra in Ucraina è un monumento alla stupidità e nessuno sta ponendo le basi per un esito politico. Sembra che ci sia solo una via d’uscita militare e questa ci pone nel pericolo di una guerra atomica. È questione di giorni prima che le armi nucleari a bassa intensità vengano impiegate, le armi tattiche, ma nucleari… E dove finiremo così? Non vedo una via d’uscita, perché dev’essere intelligente; la via d’uscita dev’essere alla coreana, come fu la guerra in Corea, organizzando la sfiducia. Non ci si può più fidare di Putin, ovviamente, ma la Russia non si fiderà nemmeno della NATO. Nella vita non si possono fare richieste irrealistiche: non c’è nessuna grande potenza che accetterà che un’altra collochi razzi alla frontiera. Non lo accetteranno. Noi che abbiamo vissuto quella vecchia contesa nell’epoca di Nikita Chruščëv (1894 – 1971) sappiamo che allora funzionò la politica: gli americani ritirarono i loro razzi dalla Turchia e l’Unione Sovietica ritirò le navi coi razzi da Cuba. Adesso la politica non sta funzionando, perché porre le basi di una soluzione negoziata è come una specie di tradimento; l’unico pensiero è un esito militare. E se è così, la guerra continuerà per un pezzo.»

Il cambiamento climatico

«Stiamo facendo tutto il contrario di ciò che va fatto. Andiamo verso un olocausto ecologico e ciò di cui abbiamo meno bisogno è una guerra. Abbiamo bisogno di organizzarci per lottare con la natura e poter incanalare e migliorare l’insieme di barbarità che abbiamo fatto alla natura. Per la prima volta nella Storia, l’umanità si è trasformata in una forza geologica nell’equilibrio del pianeta che stiamo alterando. Questo è grave per l’esistenza della vita sulla Terra e non vogliamo prendercene la responsabilità. Sono almeno 32 anni che gli scienziati a Kyoto ci hanno detto: “I fenomeni estremi saranno sempre più frequenti e intensi”, ed è così.»

Un’epoca di caos

«Gli analisti prevedono che la democrazia rappresentativa dovrà evolversi in una specie di insieme di governi interni. Per esempio, l’istruzione è una sfera che dovrà eleggere il proprio governo e l’industria dovrà eleggere il suo. Il ruolo dei governi centrali non sarà quello di dire a ciascuno cosa deve fare, ma frenare ciò che non deve fare, oltre a guidare il tutto verso una certa armonia, perché la complessità dei fenomeni è impossibile da riassumere in un unico governo. Purtroppo ciò presuppone un’epoca di caos.»



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