Cronache da dietro il cancello

Pene accessorie

Nel diritto penale sono delle pene che seguono le condanne principali, ma molto spesso se ne aggiungono altre non dichiarate nell’ordinamento

Pene accessorieL’art. 19 del nostro ordinamento giudiziario definisce alcune “pene accessorie”:

  • l’interdizione legale.
  • l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
  • l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.
  • l’estinzione del rapporto d’impiego o di lavoro.

Non voglio entrare qui nel merito della legittimità, dell’opportunità o dell’utilità della norma, si potrebbe obiettare che serva alla rieducazione (di cui la galera non si occupa), probabilmente non al reinserimento (di cui si occupa solo ed inapplicato il 3° comma dell’articolo 27 della Costituzione).

Mi serviva un pretesto per parlarvi delle “pene accessorie” non dichiarate nell’ordinamento, ma comunque introdotte, in modo subdolo perché non dichiarato, ed inflitte, spesso immeritatamente, a soggetti che ne avrebbero fatto volentieri a meno.

La più evidente è quella che viene comunemente chiamata “marchio” e che si traduce nell’espressione di uso comune “avanzo di galera”, che pregiudica il futuro di coloro che, pur avendo pagato il proprio debito con la legge (legge, NON giustizia) non godono certamente di tutte le opportunità che potrebbero avere, pur avendone decisamente più bisogno dei “puri ed immacolati”.

Ma la più odiosa, almeno a mio avviso, delle “pene accessorie” non dichiarate riguarda la somministrazione del metadone, così generosamente distribuito durante gli anni in cui l’eroina era diventata un problema sociale, che anziché essere affrontato in funzione delle cause, è stato tamponato partendo dagli effetti, che sono stati semplicemente sostituiti, con una distribuzione scellerata, oltretutto a soggetti deboli sul medesimo fronte, di quella che più volte è stata definita eroina di Stato, ma i cui effetti a lungo termine sono decisamente più impattanti di quelli dell’eroina stessa.

Il problema è stato, per ragioni e motivi facilmente intuibili, lasciato passare sotto traccia e nessuno si è assunto, sulla propria coscienza e sulle proprie spalle, una responsabilità pesante, lasciata a coloro che l’hanno subita, e che son convinto, in alcuni casi ne pagano ancora il dazio. Come in altri ambiti è accaduto, l’effetto ultimo è la perdita del patrimonio umano, spesso di grande valore, di coloro che si sono fidati.

Lo stesso “principio tampone” è a mio avviso lo stesso che regola la generosa distribuzione di benzodiazepine, all’interno dei nostri istituti di pena e nella società civile; all’interno degli istituti per ovviare alle carenze di personale ed alla fatiscenza delle strutture, è certamente più semplice controllare chi è in perenne stato di sedazione. Per coloro che vengono imbottiti di pastiglie in galera, non sarà sicuramente facile reinserirsi nella società.

Teniamo presente che gli ultimi dati ci dicono che il 40,7% di coloro che sono detenuti, lo sono per reati legati direttamente alla droga, credo la percentuale aumenti parecchio, se vi includessimo i reati che alla droga sono comunque legati, come furti e microcriminalità.

Chi ha avuto ed ha un rapporto di dipendenza dalle sostanze, è spesso considerato un “debole”, ma se la nostra “società civile” è una catena di anelli interconnessi tra loro, riflettiamo sul fatto che “l’anello debole” è anche il più importante, perché è proprio lì che la catena si spezza.

Pene accessorie



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