Pedalare non è reato
«Stiamo vivendo un momento molto difficile, in cui il tema della sicurezza sta prendendo il sopravvento su qualsiasi altra questione. Ci preoccupa moltissimo questa gestione dell’ordine pubblico che, anche in virtù di quanto introdotto dal Decreto Salvini sulla Sicurezza, sembra non fare distinzione tra ciò che realmente può rappresentare un pericolo e quello che è, semmai, una situazione da tenere sotto controllo.» Queste parole di Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB, la più vasta realtà associativa di ciclisti italiani non sportivi, seguono i recenti fatti di Torino.
La settimana scorsa nel capoluogo sabaudo durante una pedalata critical mass ci sono stati dei tafferugli, niente feriti, ma due cittadini in bicicletta sono stati immobilizzati a terra dalla polizia in tenuta anti sommossa, mentre 15 persone sono state portate in questura.
Con Critical Mass ci si riferisce a un gruppo di ciclisti animati dal desiderio di restituire alle persone lo spazio monopolizzato dai mezzi a motore. Non si tratta di una manifestazione standard, non ha percorsi prefissati, è un semplice appuntamento di ciclisti che per una breve durata di tempo si ritrovano per percorrere insieme un pezzo di strada in una via solitamente trafficata con l’intento di sensibilizzare sul tema della ciclabilità e del diritto di tutti all’uso del suolo pubblico, troppo spesso occupato dalle auto anche dove dovrebbe essere libero.
Da noi in Italia l’integrazione della bicicletta nel sistema dei trasporti, con i suoi effetti in termini di salute fisica e psichica, rapporti sociali, risparmio energetico e quindi economico per i singoli e per i gruppi, rimane sostanzialmente un non-tema.
«Purtroppo la vicenda di Torino s’inserisce in una serie di situazioni più o meno gravi a danno di cittadini che, in tutta Italia, utilizzano la strada in modo diverso dall’auto, cioè in bicicletta. Bicicletta che è, per eccellenza, un mezzo democratico che si pone come strumento di dialogo a cui, in nessun caso, si deve rispondere con la forza», ha concluso Pagliaccio.
Probabilmente molte persone oggi vorrebbro pedalare ma non sono messe nelle condizioni di farlo perché scarseggiano i precorsi protetti destinati a integrarsi nella mobilità ubana ed extraurbana e uscire nel traffico sarebbe un potenziale suicidio. Che si impedisca anche di esprimere pacificamente il desiderio di una viabilità alternativa scambiandolo per chissà cosa è un segnale preoccupante.
Tecnicamente, la polizia non ha fatto altro che perseguire il reato di blocco stradale introdotto dal decreto Salvini (113/2018) che prevede il carcere da 2 a 12 anni per chi lo commette.
In tutta risposta, il prossimo giovedì 28 marzo, il Bike Pride ha rilanciato una pedalata in giro per Torino.
A seguire altri raduni critical mass:
– a Milano tutti i giovedì alle 22.00 in Piazza Mercanti
– a Parma l’ultimo venerdì del mese, ore 19 piazza Garibaldi
– a Reggio Emilia il primo venerdì del mese, ore 19 piazza Prampolini
– a Bologna l’ultimo venerdì del mese piazza Galvani ore 18:30
– a Firenze l’ultimo giovedì del mese alle 19.00 in Piazza Santissima Annunziata
– a Prato l’ultimo martedì del mese, ore 19 Piazza delle Carceri
– a Roma l’ultimo venerdì del mese dalle 19 in Piazza Vittorio
– a Bari , l’ultimo venerdì del mese alle 20:30 dal Parco 2 giugno
Roma inoltre ospiterà la Critical Mass Interplanetaria dal 31 maggio al 2 giugno.