I pazienti in Liguria non riescono ad accedere alla cannabis
Un ampio numero di pazienti della Liguria, nonostante i tentativi di dialogo con le istituzioni locali, faticano ad avere accesso alle cure con la cannabis
Per un paziente non c’è peggior cosa che l’aver trovato un farmaco che funziona per la propria patologia e non potervi accedere. È l’attuale situazione di un gran numero di pazienti in Liguria, che non riescono più ad avere accesso alle cure a base di cannabis terapeutica.
Dopo aver tentato tutte le strade possibili, siamo stati contattati da un gruppo di pazienti che ci hanno scritto come rappresentanza di color che sono in cura presso il reparto Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, dopo essersi conosciuti nell’estate del 2022 quando decisero contattare l’avvocato Lorenzo Simonetti per scrivere una lettera di diffida per discontinuità terapeutica diretta all’Asl2, che è quella a cui fanno riferimento.
Il punto di partenza è che dopo il pensionamento di Marco Bertolotto (medico primario del reparto di cure palliative dell’ospedale), avvenuto il 1° giugno 2022, i pazienti si vedono rodere ancora di più i loro già fragili diritti: “Dei circa 900 che eravamo, siamo stati ridotti a 250 tra quelli che sono stati dirottati con la scusa dell’indirizzo di residenza appartenente ad un altro comune e quelli che hanno rinunciato per la scarsa qualità del servizio offerto”, ci ha raccontato Chiara Calzolari, psicologa e paziente affetta da dolore cronico in cura con la cannabis dal 2020.
“Teniamo a precisare – continua Chiara – che quelli dirottati in altre ASL si sono visti togliere del tutto il diritto di scegliere di curarsi con la cannabis terapeutica perché le ASL riceventi sono del tutto sprovviste di medici prescrittori competenti in materia (come ad esempio a Genova), costretti a ripiegare su trattamenti considerati più convenzionali come i farmaci a base di oppioidi, il cortisone, i neurolettici e gli psicofarmaci”.
E così a marzo del 2023 Chiara, insieme ad Adelina Mazzei – un’altra paziente affetta da fibromialgia – decidono di riunire tre diverse realtà associative della Liguria che si occupano di cultura della canapa, l’Associazione Luca Coscioni (rappresentata da Jennifer Tocci), CannabisForFuture (rappresentata da Nadia Principato) e InFioreScienza(rappresentata da Almerino Petrolati) per presentare la loro situazione in audizione in Regione Liguria al fine di sensibilizzare i politici per trovare delle soluzioni attraverso un dialogo partecipativo e condiviso.
I PAZIENTI IN LIGURIA E IL DIALOGO CON LE ISTITUZIONI
“Abbiamo esposto le nostre istanze, spiegando le problematicità della nostra condizione che necessiterebbe di un approccio multidisciplinare e integrato e che invece a malapena si vede riconoscere il diritto al farmaco. La verità è che solo chi ha i soldi può permettersi le cure (nel privato), per tutti gli altri resta solo il gusto amaro dell’ingiustizia”.
Vista la necessità di medici e professionisti sanitari preparati sull’argomento per poter avere le prescrizioni (primo step necessario per chi vuole questa terapia), la proposta emersa è quella di insistere sulla formazione di medici e professionisti sanitari, come previsto dalla legge regionale della Liguria in tema cannabis, oltre alla possibilità di stipulare convenzioni con le farmacie locali (questa strategia è appena cominciata in ASL1) per rendere l’approvvigionamento del farmaco fruibile dai pazienti con continuità.
SITUAZIONE STAGNANTE: LA CANNABIS NON È UNA PRIORITÀ
“La situazione per i pazienti che necessitano cure a base di cannabis è molto complessa”, conferma Gianni Pastorino, consigliere regionale d’opposizione che fa parte di Linea Condivisa ed è anche vicepresidente alla Sanità in Regione, “e nonostante le mie insistenze in Consiglio Regionale la ricollocazione dei pazienti ha portato al fatto che la maggioranza di quelli che prima avevano accesso alle cure con la cannabis, ora non riescono più ad accedervi”.
C’è stata un’audizione in Consiglio Regionale per fare un ragionamento con i direttori generali delle Asl per capire come risolvere la situazione e implementare la formazione dei medici, come previsto nella legge regionale che avevo presentato nel 2017”.
Ma da lì nulla è cambiato.
Ora secondo Pastorino la situazione è stagnante: “Il problema è che la situazione sanitaria in Regione è molto complessa, soprattutto dopo il Covid, e la cannabis sicuramente non è una priorità”. Quindi alle parole e agli impegni presi non è seguita nessuna azione concreta, nonostante dall’audizione siano passati ormai 3 mesi.
Speriamo che questo appello possa arrivare alle istituzioni preposte, che tengano presente che si tratta di pazienti che spesso hanno a che fare con patologie complesse e che hanno bisogno di risposte, possibilmente in tempi brevi.