Paziente coltiva 2 piante: rischia 6 anni di carcere
Oggi si terrà la seconda udienza del processo che vede imputato il paziente Cristian Filippo
Pazienti, cannabis e repressione. Siamo sempre lì. Con un stato che non c’è quando i malati hanno bisogno del farmaco che li fa stare meglio, ma che diventa subito presente e ingombrante quando c’è da indossare i panni del giudice inflessibile. Un Paese senza memoria che continua a reiterare gli errori commessi senza offrire soluzioni concrete a chi sta male e vive ogni giorno malattie complesse senza intravedere una soluzione.
L’ennesima storia balzata agli onori delle cronache è quella di Cristian Filippo, paziente 24enne di Paola in provincia di Cosenza che aveva iniziato una piccola coltivazione domestica dal momento che non riusciva a recepire la medicina tramite il Sistema Sanitario Regionale. La Calabria, infatti, è una delle tre regioni italiane (insieme a Molise e Valle D’Aosta) che non hanno mai implementando una legge regionale sulla cannabis medica.
PAZIENTE ARRESTATO: RISCHIA 6 ANNI DI CARCERE
Nel giugno del 2019 è stato arrestato e imputato di coltivazione illecita e detenzione di sostanza stupefacente per cessione a terzi. Oggi alle 11 presso il tribunale di Paola si terrà la seconda udienza del processo in cui rischia 6 anni di carcere, a distanza di un anno dalla prima, con il sostegno di Meglio Legale, che gli offre assistenza tramite il lavoro dell’avvocato Gianmichele Bosco, del Foro di Catanzaro.
Prima del processo è stato organizzato un punto stampa, a partire dalle 10.30, alla presenza di Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale; Gianmichele Bosco, legale di Cristian Filippo; Ferdinando Laghi, consigliere regionale; Arci Cosenza, l’Associazione Filorosso ’95 ed esponenti del partito +Europa.
Proprio da Meglio Legale sottolineano che al processo di Cristian, paziente affetto da Fibromialgia, sarà ascoltata la testimonianza della dottoressa Mary Angela Siciliano, medico curante di Cristian Filippo.
“Quello che è accaduto a Cristian Filippo, arrestato solo perché ha coltivato due piantine di cannabis per non rivolgersi al mercato nero, è davvero paradossale in una narcoterra come la Calabria. Provando a tradurre la dinamica è come se lo Stato tutelasse il mercato mafioso, dicendo: fuma pure, l’importante è che tu ti rifornisca solo dallo spacciatore perché se coltivi finisci in carcere”, aveva scritto Roberto Saviano su Corriere.it stigmatizzando l’accaduto.
“Non posso mettere in stand-by il dolore e aspettare che il Parlamento si decida a legalizzare la cannabis”, sono state le parole di Cristian questa mattina, prima di entrare in tribunale.