Paziente coltiva cannabis per lenire il dolore: assolto dall’accusa di spaccio
Accade a Lecce dove un paziente, non potendosi permettere di acquistare cannabis in faramacia, l'ha coltivata in casa
Paziente assolto dall’accusa di spaccio perché il fatto non sussiste: le piante e la cannabis trovate in casa gli servivano per trattare il dolore da cui era affitto.
Si chiude così l’ennesima brutta pagina della giustizia italiana nei confronti di un paziente che utilizza cannabis per trattare la propria patologia, nonostante la procura sostenesse che le modalità di occultamento della sostanza in casa dell’uomo facessero pensare a un’attività di cessione a terzi e il pm aveva chiesto una condanna a 1 anno e 4 mesi.
Durante una perquisizione effettuata a Brindisi alla fine di ottobre dell’anno scorso a casa dell’indagato furono trovati 174 grammi di marijuana distribuiti in otto barattoli, altri quattro in una busta di cellophane, otto canne già confezionate e piante in fioritura del peso totale di circa 1,5 chilogrammi.
La difesa, che già aveva ottenuto la derubricazione del reato per lieve entità, ha chiesto il rito abbreviato condizionato all’ascolto di un medico specialista in terapia del dolore, esibendo la prescrizione medica ricevuta dal suo cliente a seguito della visita effettuata proprio per ottenere una terapia antidolorifica.
L’avvocato, durante il processo, ha spiegato che il suo assistito, in possesso di un regolare prescrizione di cannabis medica, non poteva permettersi l’acquisto in farmacia visto il costo elevato, pari a circa 500 euro al mese. Oltre ad evidenziare che la perquisizione domiciliare non rivelò la presenza degli strumenti per il confezionamento delle dosi né somme di denaro da poter considerare frutto della vendita.