Paul Watson rischia fino a 15 anni di carcere
Se estradato in Giappone, il "Capitano" Paul Watson rischia fino a 15 anni di carcere; chiesto l'intervento di Macron
Detenuto in Danimarca dallo scorso luglio, il fondatore di Sea Shepherd e co-fondatore di Greenpeace Paul Watson rischia fino a 15 anni di carcere per aver danneggiato una nave baleniera giapponese e ferito un membro dell’equipaggio durante una protesta nel 2010.
Il mandato di arresto infatti, che arriva dal Giappone e risale al 2012, potrebbe avere delle conseguenze irrimediabili per il “Capitano”. Perché se la richiesta d’estradizione del Giappone venisse approvata, Watson, a 73 anni, potrebbe non sopravvivere ad una detenzione così prolungata.
Intanto, mentre dopo 4 mesi di detenzione si prepara a festeggiare il suo 74esimo compleanno in carcere il prossimo 2 dicembre, non è ancora detta l’ultima parola. Diversi personaggi di spicco, attori e ambientalisti, hanno richiesto la sua liberazione. Anche 15 eurodeputati, a inizio settembre hanno sfilato davanti all’Ambasciata danese a Bruxelles per il rilascio di Paul Watson.
Perfino il Presidente Emmanuel Macron è stato chiamato ad intervenire dallo stesso Watson, che gli ha scritto personalmente una lettera in cui gli chiedeva di concedergli la cittadinanza francese, così da non essere estradato in Giappone.
PAUL WATSON: L’ASILO POLITICO IN FRANCIA E LA LETTERA A MACRON
«Molto tempo fa, i miei antenati lasciarono le loro case in Bretagna e Normandia per attraversare l’Atlantico e si stabilirono a Port Royal e all’Île Saint-Jean. Uno di loro ha sposato un Watson. Da questa storia familiare, ho conservato un profondo attaccamento alla Francia, la patria dei diritti umani, dell’uomo e della libertà. Durante i miei 50 anni di lotta per gli oceani e la vita marina, ho spesso incrociato la sua strada».
Così inizia la lettera per il Presidente Macron, in cui Watson ripercorre i suoi profondi legami con la Francia, dove il Capitano, dopo la richiesta del Presidente Holland, si è trasferito nel 2014. Ha conosciuto e sposato la sua attuale moglie e vive con i suoi figli.
Ora sono «in attesa di sapere se rivedrò Parigi e la mia famiglia o morirò da solo in una prigione giapponese». Ma «questa tortura morale è il prezzo di una lotta che non mi pento di aver condotto. Ho contribuito a salvare migliaia di balene. La loro progenie nuota liberamente nell’oceano e questo pensiero mi dà conforto».
«Oggi, che sono perseguito per motivi politici, vi chiedo l’onore di diventare uno di voi», sottolinea Paul Watson, ricordando il ruolo cruciale della Francia nella protezione degli oceani e degli ecosistemi polari. «A meno che il mio viaggio non si concluda tragicamente – conclude – spero di poterlo continuare come cittadino francese».