Patto trasversale per la scienza: la nuova inquisizione di cui non sentivamo il bisogno
Non sapendone nulla a priori, io, da solito ingenuo, la nascita del “Patto trasversale per la scienza” l’avevo vista come una buona cosa.
La mia visione della vita è lontana da quella di uno scienziato per come lo intendiamo oggi, e io, che ho sempre avuto una formazione umanistica, pensavo: ben venga che un gruppo di scienziati faccia un “patto” che probabilmente può fare del bene a tutta l’umanità. Ma ancora ignoravo quali compiti pensavano di assolvere.
Immaginavo che il patto trasversale per la scienza, fondato dai professori Roberto Burioni e Guido Silvestri, e che ha ricevuto migliaia di adesioni dal mondo della scienza e non solo, si sarebbe dedicato a raccontare il ruolo della scienza di oggi, quello delle ricerca della verità scientifica che è in continua evoluzione e procede tramite studi e sperimentazioni. Credevo sarebbe servito a sottolineare il valore della ricerca e la mancanza di fondi in Italia, a far capire a tutti che i risultati e le conquiste di domani arrivano dalla formazione delle giovani menti di oggi. E invece ho scoperto che il patto per scienza si è messo a denunciare e diffidare delle persone che avevano delle idee diverse da quelle degli scienziati che compongono il gruppo.
“Ma come?”, mi sono chiesto, “viene creata un’idea così alta e lungimirante, elevata nei toni e nelle intenzioni, e poi il risultato sono diffide e denunce, manco fosse il tribunale dell’Inquisizione?”. Eppure, è successo.
Prima è stata la volta di Maria Rita Gismondo, professoressa e direttrice di microbiologia clinica e virologia dell’ospedale Sacco, una collega che, come moltissimi in quei giorni in cui stava scoppiando l’epidemia, ne aveva minimizzato le possibili conseguenze, poi di Sgarbi, e infine di Byoblu, che da blog è diventato uno dei siti indipendenti che fanno informazione tra i più seguiti in Italia. Ora, che i componenti del patto per la scienza chiedano una smentita ad una scienziata, mi son detto, ci può stare. Lo trovo scorretto, infame, anacronistico e pure paraculo, soprattutto a mezzo diffida, ma è una cosa che posso arrivare a comprendere. Ma Sgarbi? Cosa c’entra Sgarbi? L’uomo che è diventato famoso perché dice tante volte capra e va in tv ad insultare e picchiare le persone. Avevamo bisogno di un “Patto trasversale per la scienza” per sapere che Sgarbi quando apre bocca su qualsiasi argomento che non sia la storia dell’arte sia la perfetta rappresentazione del “basta che se ne parli?”. Ma soprattutto, avevamo bisogno dell’esistenze di un patto per la scienza, se lo scopo è quello di chiudere Byoblu? Perché è successo anche questo. Per la censura poteva bastare la task force anti bufale, mi viene da dire. Il motivo scatenante è stata l’intervista a Stefano Montanari, farmacista e nanopatologo famoso per le sue posizioni no vax, che durante l’intervista ha sottolineato gli effetti benefici della vitamina D e sostenuto che la pandemia sia una farsa, mentre il giornalista lo intervistava e non mancava di mettere l’accento sulle posizioni portate avanti dagli esperti sentiti dal governo e dall’OMS.
Ora, sospendendo il giudizio di merito sul canale in sé – visto che sia io che Matteo Gracis siamo stati ospiti – quale diritto ha il patto per la scienza di chiedere la chiusura di uno dei più grandi canali di informazione indipendente in Italia?
Siccome secondo Piero Angela “la scienza non è democratica” e io sono solo un povero giornalista, prenderò in prestito le parole di persone e scienziati ben più illustri di me. A partire da quelle di Paolo Barnard, il migliore giornalista italiano, che, proprio perché è il più bravo di tutti, nel nostro paese non lavora da anni.
In un video in un perfetto stile Barnardiano pubblicato nei giorni scorsi, inizia sottolineando di non conoscere né Messora, né Montanari, e di aver sempre rifiutato di comparire sulla testata diretta dal giornalista. Però, dice, c’è un “ma”: “Quando vedo che la scienza, nata da Galileo Galilei, si comporta come una cordata democristiana ai tempi di Ciriaco De Mita, beh, allora lì devo parlare, dottor Burioni. E le faccio dei nomi: Ignác Fülöp Semmelweis, Kary Mullis, Richard Hawtin, Freeman Dyson e Galileo Galilei”.
Il primo è un medico ungherese che è stato ammazzato perché aveva scoperto che la sepsi puerperale, che uccideva decine di migliaia di donne gravide insieme ai feti, era dovuta al fatto che i medici passassero da malato a malato senza lavarsi le mani. Fu torturato e ucciso in manicomio, ma aveva ragione. La scoperta avvenne nel 1847 e i riconoscimenti, postumi, arrivarono dopo più di 30 anni e migliaia di morti. Oggi la cosa che in tutto il mondo ci viene ripetuta più volte è proprio quella di lavarci le mani, ma il medico ungherese che aveva fatto la scoperta è stato deriso, messo all’angolo e infine ucciso, proprio perché la scienza di allora era contraria.
Kary Mullis è stato invece lo scopritore della Polymerase Chain Reaction (PCR), tencica che non solo ha cambiato la storia della scienza biomedica, ma è ciò che oggi ci permette di rivelare con certezza la presenza del Coronavirus negli umani, per la quale vinse il Nobel nel 1993. Secondo Barnard: “Mullis disse all’Accademia delle scienze americane, che avevano preso un enorme abbaglio, in virologia, con la scoperta dell’HIV come unica causa dell’AIDS”. L’intervista fu trasmessa da Report, dove allora Barnard lavorava. Anni dopo lo scopritore del virsu dell’HIV, Luc Montagnier, confermò che ci dovevano essere dei co-fattori ad aiutare l’HIV a diventare AIDS.
Richard Hwtin, direttore della rivista scientifica più prestigiosa al mondo, il The Lancet, secondo Barnard fu talmente sconvolto dai tentativi della Scienza di mettere a tacere delle voci scomode, che sul New York Review of Books scrisse: “Sono voci che comunque devono essere ascoltate e l’assassinio ideologico che hanno subito rimarrà come un testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna”. Una versione più decisa e scientifica della grande verità attribuita erroneamente a Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Da leggere, rileggere e imparare a memoria.
Freeman Dyson, tra i più grandi fisici moderni e morto poco tempo fa all’età di 96 anni, professore presso l’Institute of Advanced Study dove aveva l’ufficio accanto a quello di Einstein, viene ricordato da Barnard per la frase: “I dogmi scientifici di oggi sono probabilmente giusti, ma vanno sempre sfidati”.
E ci possiamo anche fermare qui, chi è interessato può vedere il video integrale che trovate qui sotto. tutto è riassumibile in una domanda che Barnard, in un altro video, fa al professor Silvio Garattini, fondatore dell’istituto Mario Negri: si può imporre la vera scienza per procura?
In tutto questo, mi chiedo: visto che stanno denunciando chiunque abbia minimizzato gli effetti del Coronavirus, hanno intenzione di denunciare anche uno dei loro fondatori? Perché lo stesso Burioni il 2 febbraio, ospite della trasmissione “Che tempo che fa”, aveva sentenziato: “”In Italia il rischio è 0. Il virus non circola. Questo non avviene per caso: avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni”.