Patti Smith
La sacerdotessa “maudit” del rock. Rivoluzionaria, sperimentatrice, innovativa Patti Smith, è una delle figure femminili più sensazionali della storia del rock che ha incarnato nel modo migliore il ribellismo della sua generazione.
E’ bene partire dagli albori per capire l’evoluzione personale e artistica della, così denominata, sacerdotessa “maudit” del rock. Patricia Lee Smith nasce il 30 dicembre del 1946 a Chicago. Di umili origini già da bambina è ambiziosa e sogna di diventare una cantante. A metà degli anni ’60, dopo aver vissuto la sua adolescenza a Pitman, una tranquilla cittadina del New Jersey, lascia la scuola e approda a New York. E’ proprio a partire da questi anni, in cui percepisce il cambiamento che la pervade e da cui nasce quella che in seguito viene definita da molti “l’eroina rock-letteraria” newyorkese.
La sua vita cambia drasticamente, i primi anni vive con cinque dollari al giorno dormendo nelle metropolitane o negli edifici abbandonati. In seguito conobbe Robert Mapplethorpe, con cui abitò per diversi anni, lei lo cura quando lui si ammala e accetta la sua omosessualità. Frequenta i locali underground della grande mela e riesce ad entrare nel giro dell’intellighenzia newyorkese stringendo amicizia con Andy Warhol, Lou Reed, John Cale e Bob Dylan. “New York mi affascina. Con me è sempre stata amichevole. Ho dormito nei parchi, nelle strade, e nessuno mi ha mai fatto del male. Vivere lì è come stare in una grande comunità”. Così parla della sua vita a New York dove trova l’ispirazione osservando le vite caotiche e rabbiose dei newyorkesi. Ed è proprio in questa città che Patti Smith fa la sua prima apparizione in pubblico nel 1969 nella commedia “Femme fatale”.
Successivamente inizia a scrivere brani per i Blue Oyster Cult e in contemporanea pubblica i primi 3 libri di poesia: Seventh Heaven (1971), Kodak (1972) e Witt (1973). Finalmente nel 1974 esce il suo primo singolo “Piss Factory/Hey Joe”, grazie a Robert Mapplethorpe celebre fotografo, nonché suo carissimo amico e amante, che gli aveva regalato il denaro per registrarlo. Proprio con questo singolo Patti getta le basi della nuova scena musicale statunitense che poi si evolverà nella new wave. Ma bisogna aspettare il 1975 quando viene fondata la Patti Smith Group composta da Lenny Kaye (bassista), Richard Sohl (tastiere), Ivan Kral (chitarra) e Jay Dee Daugherty (batteria) e ovviamente lei, la sacerdotessa “maudit”. Di qui arriva, così, il suo primo album Horses, che le fa riscuotere fin da subito un grande successo nella scena underground americana. E se il suo primo singolo è considerato il punto di partenza del new wave quest’album è sicuramente visto come il precursore del genere.
E’ proprio lei ad esordire con un linguaggio musicale del tutto nuovo e sperimentale in cui mischia recitazione “free form” e musica in cui il testo è solo un punto di partenza ma mai un limite, infatti i suoi brani si dilatano, si modificano e si mischiano continuamente. «Ho avuto il privilegio – così racconta – di crescere in un periodo di rivoluzione culturale. E la musica ne è stata una componente. Forse non sono stata altro che una pedina, ma sono contenta, comunque, di aver contribuito a cambiare qualcosa.» Il secondo album esce nel 1976 Radio Ethiopia, dedicato al suo vero maestro maudit Arthur Rimbaud “il primo poeta punk”. Quest’album è considerato come una perfetta unione tra le sue due anime quella più solenne, liturgica e quella più punk, feroce.
A causa di una brutta caduta dal palco, in cui in un concerto a Londra si rompe un gomito è costretta a fare una pausa dedicandosi solamente alla stesura di poesie fin quando nel 1978 ritorna con Easter. Dove non possiamo sicuramente dimenticare la tanto discussa e amata “Because the night”, ballata scritta a quattro mani con Bruce Springsteen. L’anno successivo con Wave Patti è all’apice della sua carriera, conosciuta e acclamata in tutta l’Europa, quando si ritira dalla scena per sposarsi, con il suo compagno Fred “sonic”, ed avere figli. Nel 1988 torna con Dream of life, un disco che è stato definito “sospeso a mezz’aria” e che segna l’abbandono con la sua produzione del passato. Gli anni ’90 sono duri per Patti che perderà il fratello, il marito e di lì a poco, anche l’amico Robert Mapplethorpe. Proprio per questo la sua musica diventa piatta e scialba: “Da bambina ero così debole e malata che non pensavo di riuscire a vivere a lungo. Oggi la mia vita è buona, malgrado i dolori che ho dovuto superare. È stata una gran vita e sono ancora qui!”.
Nonostante i flop dei suoi ultimi dischi la Smith qualche anni più tardi debutta con il nuovo album Trampin, di sicuro di qualità ma senza i sussulti che la vecchia sacerdotessa riusciva a regalare durante i suoi tempi d’oro.
Dopo 12 anni di riprese finalmente nel 2007 esce il film documentario sulla vita di Patti, che la vede protagonista, girato dal regista Steven Sebring. Il documentario, Dream of Life, racconta di lei come cantante, artista, donna, madre, poetessa e delle varie sfaccettature che presenta la sua personalità così complessa.
Il 12 marzo 2007 Patti Smith viene annoverata tra le celebrità della Rock and Roll Hall of Fame, e l’anno successivo torna a far parlare di sé in veste di “lettrice” dei propri versi con The Coral Sea, sensibile requiem postumo per l’amico, Robert Mapplethorpe. La sua famosa amicizia con il fotografo è una cosa che segnerà per sempre la vita della cantante, anche dopo la sua morte. Torna infatti nel 2010 con un racconto autobiografico, Just Kids, in cui racconta la sua storia ma soprattutto è un omaggio all’amico, amante, artista che è stato sempre al suo fianco e che l’aveva scelta come musa ispiratrice. L’uomo che ha sempre creduto in lei e che ha fatto conoscere al mondo intero una figura che rimarrà sempre nella storia del rock.