Il fondatore di Patagonia dona l’azienda al Pianeta: una decisione senza precedenti!
Patagonia passa interamente nelle mani di un’associazione non profit, con il mandato di reinvestire interamente i profitti nella tutela del Pianeta

La compagnia di sportwear Patagonia che in passato abbiamo intervistato qui su Dolce Vita ha trovato un modo unico per passare ai fatti e fare qualcosa per il pianeta, con un nuovo modello di business che potrebbe essere la soluzione per le aziende più coraggiose che volessero seguirne l’esempio. Le multinazionali e l’ecologia sono due concetti quasi mai compatibili: se da un lato sono sempre di più quelle che dicono di produrre e distribuire in modo più responsabile, nella realtà dei fatti è pressoché impossibile garantire alti volumi di vendita senza sfruttare le risorse della Terra e senza produrre in zone remote, facendo viaggiare le merci per il mondo con conseguente inquinamento e spreco di risorse che non abbiamo più a disposizione.
In una lettera pubblica intitolata “Ora la Terra è il nostro unico azionista”, il CEO di Patagonia, Yvon Chouinard, ha annunciato che il 100 per cento dell’azienda sarà trasferito a un fondo per la protezione del pianeta. Tutte le azioni senza diritto di voto di Patagonia saranno quindi trasferite a Holdfast Collective, una non profit dedicata alla difesa della natura e alla lotta alla crisi climatica. Ogni anno, i guadagni saranno utilizzati dalla fondazione. Per quanto riguarda le azioni con diritto di voto, saranno trasferite al Patagonia Purpose Trust, creato per difendere i valori ambientalisti della società.
In altre parole, il guadagno diretto dall’azienda arriverà solamente a chi ci lavora effettivamente, mentre il resto sarà distribuito alla comunità. “Se vogliamo avere una speranza di salvare il pianeta entro 50 anni, è necessario che tutti noi facciamo tutto il possibile con le risorse che abbiamo. E questo è un altro modo che abbiamo trovato per fare la nostra parte“, scrive il CEO di Patagonia. “Nonostante la sua immensità, la Terra non dispone di risorse infinite, ed è chiaro che noi abbiamo superato il limite. Ma il pianeta è resiliente, e noi possiamo ancora salvarlo se ci impegniamo davvero“.
Chouinard spiega che prima di raggiungere questa soluzione sono state prese in considerazione altre possibilità: la prima era quella di rendere Patagonia una compagnia pubblica, ma come dice egli stesso sarebbe stato un disastro, perché non si sarebbe usciti dalla logica del guadagno a breve termine, incompatibile con la mancanza di responsabilità ambientale a lungo termine. Chouinard ha anche pensato di vendere Patagonia e donare tutto il ricavato alla lotta alla crisi climatica, ma come dice, non ci sarebbe stata alcuna garanzia che i nuovi proprietari dell’azienda avrebbero continuato una politica di produzione responsabile.