Cronache da dietro il cancello

Paralleli

PH EMMEVI PHOTO - CARCERI AFFOLLATE

Non pensavo, Fratelli, che il parallelo in cui sto per lanciarmi potesse reggere, ma la vita mi stupisce ancora e forse sorprenderò anche qualcuno di voi.

Oggi per parlare di galera voglio usare due persone distanti tra loro per storia, per estrazione, per impegno e per caratura. Marco Pannella e Fabrizio Corona. 
Del primo ho poco d’aggiungere, la sua storia ha parlato per lui e merita tutto il nostro rispetto. Ho ascoltato racconti diretti delle sue visite in carcere, quando in tempi non sospetti vi entrava da parlamentare e nelle celle chiedeva ai detenuti il permesso di poter usare il bagno perché la prostata gli dava noia. 
Anche sul secondo sono stati riversati fiumi d’inchiostro, ma in ambiti decisamente diversi. 
Al secondo è rimasto solo l’appoggio concreto della propria famiglia ed il supporto morboso di coloro che non sanno distinguere la realtà dalla finzione; il primo è ancora in prima linea.

Fabrizio nel carcere di Busto Arsizio, in cui si trovava prima di esser trasferito, aveva tentato probabilmente in cerca di un riscatto sociale e morale di istituire un apparato che desse ai detenuti una possibilità, ma l’apparato spietato di cui è stato prima inconsapevole carnefice ed ora stuprata vittima, lo ha reso incolore ed invisibile trasferendolo in un altro carcere e togliendogli la possibilità di interagire. Credo gli stiano facendo molto male e non voglio per pudore addentrarmi in un’analisi morale che non mi compete. Ma comunque mi spiace per lui, immagino quanto sia stato impattante il passaggio dalle stelle, tra cui credeva di essere arrivato quando passava ad 80 km all’ora in Corso Como guidando una Bentley, a dover chiedere il permesso al secondino per fare la doccia ed essere trattato come una persona qualsiasi, subendo anche la beffa dei compagni quando ancora non aveva capito dove si trovava.

Di Marco Pannella mi stupisce l’indifferenza altrui, non sono radicale, ma se c’è un Uomo tra le merde che siedono sugli scranni di pubblica rappresentanza a Roma, quest’uomo è Marco Pannella. Se in Italia è Presidente della Repubblica Napolitano e non lui, non dobbiamo chiederci perché siamo una nazione di merda. Ripeto, non sono radicale e le mie idee sono in contrasto con il buon senso comune e quindi con la maggioranza. Pensare che nessuno abbia mai avuto il coraggio di candidare Pannella alla presidenza della Repubblica, mi fa pena e schifo.

La parte peggiore per Fabrizio Corona invece deve ancora venire e la toccherà con mano il giorno in cui sarà scarcerato; il mondo al quale apparteneva non esiste più e forse non è mai esistito, i suoi riferimenti saranno svaniti e i pochi che hanno resistito saranno così cambiati che lui non li riconoscerà, mentre loro lo hanno disconosciuto da tempo e non parlo dei suoi affetti famigliari, perché la mamma ci sarà sempre e spesso ci saranno anche i fratelli, parlo di moglie e figli, di fidanzate e degli amori ipotetici, dei falsi amici e di tutto quel mondo di cartone che lui ha cosi ben rappresentato, al punto di identificarvisi e crederlo reale.

Tutta questa pippa fratelli per ribadire il concetto di fallimento totale del sistema penitenziario e giudiziario, così com’è strutturato oggi, un sistema che non riconosce dignità ed onore a nessuno, né ai propri servi né ai propri pilastri istituzionali, figuriamoci a tutti gli altri. 
Auguro a Marco Pannella lunga vita ed a Fabrizio Corona una possibilità di riscatto. Entrambe le cose le meriterebbero tutti, ma tutti gli altri non esistono nemmeno se non nelle statistiche dei morti.

 



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